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Belucistan, dove nasce la guerra mondiale? La striscia di terra maledetta

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Piovono bombe sul Belucistan. La regione asiatica coabitata da Iran, Afghanistan e Pakistan si è di colpo infiammata nel grande falò del Medio Oriente: martedì con un attacco iraniano al Belucistan pachistano, due morti; ieri con un raid pachistano al Belucistan iraniano, nove uccisi. Un incendio pericoloso che Pechino e Mosca, Ue e Usa cercano subito di spegnere, ma non sarà facile. Quella è infatti terra di scontro fin dai tempi antichi: tra Alessandro Magno e Dario III di Persia, invasa dalle orde dei mongoli nel Medio Evo, poi per secoli suddivisa fra tribù nomadi, nel 1839 è stata occupata dalle truppe britanniche e dopo solo dopo numerose rivolte e insurrezioni, l’era post-coloniale ha visto la spartizione della regione fra Islamabad, Kabul e Theran. Il perché è presto detto: è ricca d’oro, di gas, di rame e con uno sbocco al mare che fa gola soprattutto ai cinesi. 

Eppure, fa notare Francesco Battistini sul Corriere viene considerato da iraniani e pachistani "il posto in cui Dio ha gettato tutta la spazzatura del creato", ovvero una discarica di 15 milioni di beluci, tanto divisi quanto invisi sia all’Iran che al Pakistan che da almeno 75 anni combattono una guerriglia a bassa intensità che ha fatto almeno 27mila morti. Schiacciata fin dai tempi dello Scià, in rivolta dalla nascita del Pakistan "Baluch Watan", la nazione beluca, si proclama indipendente da chiunque. I motivi dell'infiammarsi dell'area nonostante gli scambi di mani a Davos, stanno secondo Battistini, nel fatto che l'Iran sa che i separatisti del Fronte di liberazione del Belucistan (Blf), che hanno avuto un governo in esilio a Gerusalemme, sono appoggiati da Israele e vengono finanziati da società no-profit negli Usa. La sigla, che non è religiosa, usa i kamikaze, attacca spesso i cantieri delle aziende cinesi e solo nel 2023, in Pakistan, ha fatto 260 attentati e 240 vittime.

 

 

La scadenza elettorale dell’8 febbraio prossimo in Pakistan vede i militari d’Islamabad con un basso tasso di popolarità per aver imprigionato il popolarissimo ex premier Imran Khan, nel mezzo d’una crisi che ha svalutato la rupia del 40%. Questo nuovo focolaio a spese dei beluci fa comodo al regime di Islamabad e a quello di Theran: ai pachistani, che ricompattano la loro opinione pubblica e agli ayatollah, che dimostrano di reagire senza colpire Israele.

 

 

 

 

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