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Russia, come funziona il "gioco" delle elezioni (dove tanto vince Putin)

Giovanni Terzi
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Fra tre settimane si svolgeranno in Russia le elezioni presidenziali che rivestono una importanza strategica fondamentale nel complesso geopolitico internazionale.

La rielezione di Vladimir Putin non è messa nemmeno in discussione non tanto per la democraticità dell’affluenza alle urne quanto per la sostanziale impossibilità, ad oggi in Russia, di manifestare il proprio dissenso: il drammatico caso Navalny ne è dimostrazione. In dieci risposte proviamo a capire il metodo elettorale e quali sono i partiti che si contendono la maggioranza della Duma, il Parlamento Russo.

1) Quando si vota?
Le elezioni presidenziali si svolgeranno nell'arco di tre giorni, dal 15 al 17 marzo. Se nessuno avrà la maggioranza assoluta, un ballottaggio tra i primi due è previsto per il 7 aprile. Il vincitore sarà proclamato a maggio.

2) Come funziona il sistema politico russo?
Secondo la Costituzione del 1993, la Russia è una Federazione tra 83 soggetti, che diventano 89 con le annessioni dall’Ucraina. Il governo è semipresidenziale, come in Francia. Il Presidente della Federazione Russa è il capo di Stato ed è eletto a suffragio universale diretto con un sistema a doppio turno. Il mandato presidenziale, originariamente previsto di quattro anni, è stato elevato nel dicembre 2008 a sei anni a decorrere dalla successiva elezione. In origine, la Costituzione limitava l’elezione presidenziale a soli due mandati consecutivi, consentendo a un ex presidente di chiedere la rielezione dopo essere rimasto fermo per un intero turno elettorale. Con le modifiche costituzionali del 2020, questo è stato portato a due mandati complessivi, consentendo al presidente in carica e agli ex presidenti di servire per altre due elezioni. Dunque, Putin potrà restare al potere fino al 2036, e dopo di lui Medvedev fino al 2048. Il presidente nomina il primo ministro e, su sua proposta, nomina e revoca i ministri, così come può far dimettere l'intero governo.

 

 

L'assemblea federale bicamerale della Russia, composta da 450 membri della Duma di Stato e dai 166 membri del Consiglio federale, promuove le leggi federali, dichiara la guerra, approva accordi. La Duma può approvare una mozione di sfiducia al governo a maggioranza assoluta, ma il presidente può manifestare il suo dissenso; se la Duma approva entro tre mesi un’altra mozione di sfiducia, il presidente può optare tra l’accettazione delle dimissioni del governo e lo scioglimento dell'assemblea. Il presidente, che risiede al Cremlino, è il comandante in capo delle forze armate, può porre il veto ai disegni di legge prima che diventino legge, nomina le più alte cariche ufficiali dello Stato, compreso il Primo ministro deve essere approvato dalla Duma, la camera bassa del parlamento e se questa respinge per tre volte la candidatura proposta, il presidente può decretarne lo scioglimento.

3) Cosa prevede la legge elettorale?
Il Consiglio Federale è composto da due rappresentanti per ogni soggetto federale: dopo il primo voto del 1993 sono eletti non più dal popolo ma dai governi, come il Consiglio Federale tedesco. I deputati della Duma sono invece eletti metà su liste e metà su collegi uninominali attraverso due differenti voti che l’elettore esprime nella stessa scheda, come in Germania. Pure come in Germania è la clausola di sbarramento del 5% che è stata applicata al voto del 17-19 settembre 2021. Al prossimo voto politico, previsto per il 2026, la soglia di sbarramento sarà alzata al 7%.

4) Come è strutturato il sistema dei partiti?
Col 50,88% dei voti, il partito di Putin Russia Unita ha avuto 126 dei 225 seggi di lista e 198 dei 225 uninominali. Col 19,33% il Partito Comunista ha avuto 48 seggi di lista e 9 uninominali. Con il 7,71% il Partito Liberale Democratico ha ottenuto 19 seggi di lista e 2 uninominali. Con il 7,62% Una Giusta Russia – Per la Verità ha ottenuto 19 seggi di lista a 8 uninominali. Con il 5,43% dei voti Nuovo Popolo ha ottenuto 13 seggi di lista. Un seggio uninominale a testa è andato ai partiti Madrepatria (0,82% al voto di lista), Partito della Crescita (0,53) e Piattaforma Civica (0,16). Russia Unita è un partito che fu creato nel 2001 per mettere assieme il partito di Eltsin con quello dell’ex-primo ministro Viktor Chernomyrdi oltre che quello dell’altro ex-primo ministro YevgenyPrimakove del sindaco di Mosca Yury Luzhkov. In origine dunque uno schieramento di modernizzazione occidentalista, è sempre più diventato un partito della conservazione del potere da parte della nomenklatura putiniana dietro al paravento della difesa di valori russi. Di fatto, non c’è ormai molta differenza rispetto alle nostalgie per l’Urss ostentate dal Partito Comunista quanto all’ideologia o dal Partito Liberal Democratico fondato dall’ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky quanto ai confini. In effetti, tutte queste forze appoggiano l’«operazione speciale» in Ucraina. La Giusta Russia si proclama socialdemocratico, ma è considerata opposizione di comodo. Più critici appaiono i due partiti liberali Nuovo Popo▪ lo e Partito "°W. della Crescita, ma l’unica forza politica filo-occidentale è in sostanza il partito liberale Yabloko(= La Mela), che si è fermato all’1,37%.

5) Come si collocava in questo schieramento Navalny?
Navalny tra 2000 e 2007 aveva militato in Yabloko, per poi creare altre sigle, l’ultima è stata la Russia del Futuro. Nel 2013 si era candidato a sindaco di Mosca, prendendo il 29,25% contro il 51,37 del candidato di Russia Unita. Il 7 dicembre 2023, poco prima del suo ultimo trasferimento forza= J� to, aveva dato avvio al una campagna contro la rielezione di Putin nelle elezioni presidenziali in Russia del 2024, motivo della repressione finale contro di lui. Navalny aveva sviluppato una strategia per cui consigliava sempre di concentrare il voto sul candidato in grado di sconfiggere Russia Unita, chiunque esso fosse. L’arresto gli ha anche impedito di candidarsi alla Presidenza.

 



 

6) Quanta gente vota?
In Russia hanno diritto di voto circa 110 milioni di persone, anche se di solito votano tra i 70 e gli 80 milioni. L’affluenza alle urne nel 2018 è stata del 67,5%.

7) Chi si candida alla Presidenza?
Solo 15 persone hanno presentato documenti alla Commissione elettorale centrale per registrarsi come candidati: sei indipendenti e nove rappresentanti di partito. Lo scorso novembre l'ex membro della Duma Boris Nadezhdin, di Una Giusta Causa, è stato il primo sostenuto da un partito politico, con una piattaforma contro la guerra. È stato seguito a dicembre da Putin, che corre come indipendente. Pure a dicembre hanno poi annunciato le loro candidature Leonid Slutsky del Partito Liberal Democratico, Nikolay Kharitonov del Partito Comunista, Vladislav Davankov di Nuovo Popolo e appoggiato anche dal Partito della Crescita, Sergey Malinkovich dei Comunisti di Russia. L’8 febbraio a Nadezhdin è stato impedito di candidarsi, per presunte irregolarità nelle firme. Anche Malinkovich è stato squalificato per lo stesso motivo, lasciando in corsa solo quattro candidati.

8) Cosa dicono i sondaggi?
A parte un sondaggio che gli dà il 74% dei voti, Putin è accreditato tra il 57 e il 64%.
Prima di essere cassato Boris Nadezhdin stava tra il 6 e l’8 per cento . Il comunista Nikolay Kharitonov è dato tra il 3 e il 6 per cento. Il liberal democratico Leonid Slutsky nei sondaggi e’ tra il 2 e il 3 per cento mentre Vladislav Davankov, il cui partito fu l’unico a votare contro il riconoscimento dell’indipendenza di Donetsk e Lugansk prima dell’invasione dell’Ucraina e si dichiara anche contro la crescente repressione chiedendo una pace negoziata si assesta intorno al 4%.

9) Come è andato Putin alle precedenti elezioni?
Nominato da Boris Eltsin presidente a interim il 31 dicembre 1999, Putin fu eletto il 26 marzo 2000 con il 53,44% e confermato il 14 marzo 2004 con il 71,91. Nel 2008 passò la mano a Dmitry Medvedev, che ottenne il 71,25%, e di cui divenne primo ministro. Ma nel 2012 tornò Putin con il 64,35%, confermato nel 2018 col 77,53. 10) Sono corrette le elezioni in Russia? Nel 2018, l’ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) aprì una nuova missione per osservare le elezioni. Il suo giudizio: «Dopo intensi sforzi per promuovere l’affluenza alle urne, i cittadini hanno votato in numero significativo. Tuttavia, le restrizioni alle libertà fondamentali di riunione, associazione ed espressione, nonché alla registrazione dei candidati, hanno limitato lo spazio per l'impegno politico e hanno portato a una mancanza di vera concorrenza. Mentre i candidati generalmente potevano fare campagna elettorale liberamente, la copertura ampia e acritica del presidente in carica nella maggior parte dei media ha portato a condizioni di gioco ineguali. Nel complesso, il giorno delle elezioni si è svolto in modo ordinato nonostante le carenze legate alla segretezza del voto e alla trasparenza del conteggio». 

Articolo tratto dal sito Tgn - The Global News

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