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Attentato a Mosca, Lukashenko smentisce Putin: "Fuggivano in Ucraina"

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"Ecco perché sono andati nella zona di confine russo-ucraino". Il mistero si infittisce, ma Valdimir Putin ha ricevuto un duro colpo da uno dei suoi principali alleati. Sull'attentato al Crocus City Hall di Mosca, nel quale hanno perso la vita 139 persone e centinaia sono rimaste ferite, continua a indagare il governo russo. L'azione era stata rivendicata dall'Isis poco dopo l'attentato. I quattro terroristi, datisi alla fuga, sono stati catturati e incarcerati dalle forze di polizia di Mosca.

Vladimir Putin, nel suo messaggio alla nazione, aveva tenuto aperte tutte le possibilità, compreso un coinvolgimento ucraino. La tesi più caldeggiata dal Cremlino è infatti che Kiev abbia avuto un ruolo, più o meno attivo, nella realizzazione dell'attentato. E lo stesso presidente russo ha confermato le indagini in questo senso. Secondo l'intelligence di Mosca, i terroristi in fuga sarebbero scappati verso i territori del conflitto ucraino perché attesi dai soldati di Zelensky.

Ma a smentire questa versione è stato uno dei maggiori alleati di Putin, il presidente della Bielorussia Alexsander Lukashenko. Secondo quanto riferito da lui stesso, i terroristi responsabili dell'attacco al teatro di Mosca, in un primo momento, avevano tentato di fuggire in Bielorussia. Secondo Lukashenko, i terroristi non sono riusciti a entrare in territorio bielorusso a causa dei checkpoint. La virata verso l'Ucraina sarebbe stata quindi decisa in seguito, viste le difficoltà a proseguire altrove. "È per questo che non potevano entrare in Bielorussia, se ne sono resi conto. Ecco perché si sono allontanati e sono andati nella zona del confine ucraino-russo", ha detto il presidente bielorusso.

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