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Olimpiadi a Parigi, figuraccia-Macron: la sicurezza affidata agli jihadisti

Mauro Zanon
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I prossimi Giochi Olimpici, che si terranno a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto, saranno un delicato stress-test securitario per il governo francese, e in particolare per il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, su cui pesa ancora la figuraccia della finale di Champions League del 2022 allo Stade de France (ci furono scontri violentissimi e feriti tra polizia e tifosi del Liverpool, e per poco non ci scappò il morto).

Gli allarmi non mancano. La vigilia di Pasqua, un senegalese è stato fermato perché si era introdotto all’interno di una chiesa di Athis-Mons, nell’Essonne minacciando di appiccarvi fuoco.
L’attentato islamista di Mosca, e i progetti di attacchi sventati dai servizi segreti francesi nelle ultime settimane (uno di questi aveva come bersaglio Notre-Dame), hanno spinto l’esecutivo guidato dal premier Gabriel Attal ad alzare al massimo livello l’allerta attentati. E la conferma che la minaccia terroristica sia tornata ad aleggiare sulla Francia è arrivata domenica dallo stesso Darmanin. Ospite del canale Lci, il ministro dell’Interno ha annunciato l’allontanamento di ben 800 persone che avrebbero dovuto occuparsi della sicurezza durante le Olimpiadi. Tra queste, quindici erano “fiché S”, ossia schedate dall’intelligence come potenziali minacce per la sicurezza nazionale, e più precisamente islamisti radicali. «Ci sono un milione di controlli da fare, e ne abbiamo già fatti 180mila», ha dichiarato il ministro dell’Interno, prima di aggiungere: «Questo significa che ci sono persone che volevano iscriversi per portare la fiamma, per essere volontari ai Giochi Olimpici, e che non avevano chiaramente delle buone intenzioni».

 

Tra le persone escluse dal dispositivo di sicurezza, «ci sono islamisti radicali», ha sottolineato Darmanin, ma anche «ecologisti radicali che vogliono protestare». Insomma, tra gli addetti preselezionati c’erano dei potenziali terroristi, schedati “S” come quasi tutti gli attentatori che hanno colpito la Francia. E l’aspetto più inquietante è che il ministero ha controllato soltanto un quinto dei profili. Per proteggere i Giochi Olimpici, saranno mobilitati ogni giorno 35mila agenti tra poliziotti e gendarmi. A questi si aggiungeranno almeno 18mila militari e tra i 18mila e i 22mila agenti di sicurezza privati.

 

Stando a quanto riferito da Darmanin, «102 agenti di sicurezza privati» schedati “S” sono già stati rimossi dal dispositivo in seguito ai controlli. Secondo quanto rivelato da Europe 1, la Dgsi, ossia l’intelligence interna francese, sta cercando in tutti i modi di convincere il ministro dell’Interno a rinunciare alla cerimonia di apertura itinerante sulla Senna, perché troppo rischiosa dal punto di vista securitario, e a privilegiare una cerimonia più classica, ossia all’interno di uno stadio. «Bisogna passare al piano B», ha detto una fonte della Dgsi a Europe 1.

Darmanin, che ha incontrato gli agenti della Dgsi lo scorso 28 marzo, sembra non volerli ascoltare. «Li ringrazio per il loro lavoro, in particolare in questo anno olimpico in cui il nostro paese organizzerà il più grande evento del mondo e una cerimonia di apertura inedita», ha scritto. La rinuncia alla cerimonia in pompa magna sarebbe vista come una resa della Francia all’islamismo.

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