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Occidente, ecco perché siamo ancora sotto attacco

 Vladimir Putin

Claudia Osmetti
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«Attacco all’Occidente». S’intitola così il quarto numero della rivista Civiltà socialista uscito in questi giorni e presentato proprio ieri pomeriggio, alle 17, al Palazzo Baldassini di Roma: dall’Ucraina a Israele, il mondo libero, il nostro mondo, sotto scacco, sotto pressione, sotto tiro. È proprio questo il fil rouge che lega gran parte degli interventi (si parla però anche di giustizia e dell’ex Ilva di Taranto), presentati nell’editoriale dell’ex azzurro Fabrizio Cicchitto, che fa un po’ da riassunto, un po’ da linea guida, a fianco, ovviamente di Gerusalemme e di Kyiv. «Dopo la crisi di una parte del mondo comunista, la situazione mondiale è andata in una direzione diversa da quella prevista dal 1989 al 1992 dall’Occidente», racconta Cicchitto a Libero,

«La Russia non è approdata al liberismo alla Eltsin ma a un intreccio fra capitalismo di Stato e dittatura nazionalista che ha l’obiettivo di ripristinare la Grande Russia mettendo nel mirino i Paesi baltici e l’Ucraina. Le cose non si sono fermate qui perché Putin ha giocato tutte le sue carte ieri per entrare nel Medio Oriente sostenendo la dittatura di Assad e adesso ha lavorato in tutti i modi per favorire l’apertura di un secondo fronte, quello costituito dall’operazione terrorista-stragista di Hamas con il sostegno dell’Iran. Di conseguenza la linea del cosiddetto pacifismo o è segnata da un’assoluta ottusità oppure da una consapevole volontà di favorire la conquista di larga parte dell’Ucraina da parte della Russia e la tenuta di Hamas a Gaza». 

 

 

Un’analisi lucida, in “stile” Civiltà socialista («Questo è un luogo di confronto sulla politica e le questioni internazionali che non perde di vista il riferimento alle proposte esposte dalla storia e dalla tradizione socialista», spiega il direttore responsabile Fabio Ranucci): «Tutto ciò in Italia ha una traduzione assai inquietante nel senso che è messa in questione la libertà d’informazione e la sicurezza degli ebrei», continua Cicchitto, «giustamente Mattarella ha condannato l’uso dei manganelli da parte dei poliziotti. Ci auguriamo che con altrettanto vigore condanni l’uso dei bastoni da parte degli autentici squadristi espressi dalla comunità palestinese in Italia, dai centri sociali, dai nostalgici del brigatismo che impediscono sia il libero dibattito nelle università, come ha dimostrato la vicenda di Milano, sia la presentazione di libri con Eugenia Roccella, Daniele Capezzone e David Parenzo. Ci auguriamo che il governo e lo stesso presidente della Repubblica si impegnino per garantire la libertà di opinione nel nostro Paese, oggi messa in discussione da un nuovo tipo di squadrismo».

 

 

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