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Vladimir Putin, sfida agli Stati Uniti: vuole conquistare il Vietnam

Vladimir Putin

Carlo Nicolato
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Putin in Corea del Nord, per ricambiare la visita di Kim dello scorso anno e per rinsaldare l’alleanza militare. Ma soprattutto Putin in Vietnam, per provare a strapparlo agli Stati Uniti, tuttora primo partner commerciale del Paese asiatico. Una visita inaspettata, agevolata dall’insediamento del nuovo presidente To Lam, arrivato alla guida dello Stato comunista dopo una campagna anticorruzione che egli stesso ha diretto in veste di capo della sicurezza e dei servizi.

Il governo di Hanoi ha fatto sapere di considerare la Russia un alleato indispensabile, ricordando «il ruolo che il popolo russo e sovietico ha avuto nella guerra d’indipendenza e in quella per la riunificazione», proprio contro gli americani. Washington non l’ha presa bene, tanto più che lo scorso anno il presidente Biden si era recato personalmente ad Hanoi per firmare uno storico accordo che aveva come obiettivo il rafforzamento di un’alleanza economica già sancita dai fatti.

«Nessuno Stato dovrebbe dare a Putin una piattaforma per promuovere la sua guerra di aggressione e permettergli di normalizzare le sue atrocità», ha detto in proposito un portavoce dell’ambasciata statunitense ad Hanoi, aggiungendo che in tale modo si produce l’effetto di «normalizzare le palesi violazioni del diritto internazionale da parte della Russia».

 

 

Non avendo aderito allo Statuto di Roma il Vietnam è uno di quei Paesi in cui teoricamente Putin può viaggiare senza correre il rischio di essere arrestato secondo il mandato spiccato dalla Corte Penale Internazionale. Sulla questione ucraina Hanoi non si è mai espressa ma la scorsa settimana ha mandato un chiaro messaggio evitando di partecipare alla conferenza di Pace in Svizzera. Ufficialmente Putin e Lam dovrebbero annunciare accordi in settori come tecnologia e istruzione, ma sul piatto ci sono cose più interessanti per entrambi, come armi ed energia, due campi nei quali i due Paesi già collaborano ampiamente.

Nella competizione per accaparrarsi i favori di Hanoi rientra ovviamente anche la Cina, storico nemico vietnamita, ma un’altra visita di Stato, quella di Xi dello scorso dicembre, ha improvvisamente riaperto i giochi anche su quel fronte, rendendo sempre più probabile la possibilità che il Vietnam rientri nella sfera di influenza dei Brics. Come peraltro dimostra anche la partecipazione, la scorsa settimana, del viceministro degli esteri a una riunione dell’organizzazione tenutasi in Russia.

 

 

IL DEBITO UCRAINO - Kiev dunque ben difficilmente avrà appoggio e comprensione da parte del Vietnam, ma per assurdo in queste ore da quel Paese stanno arrivando in Ucraina 200 cingolati americani M113. Si tratta di veicoli per il trasporto truppe che Biden ha riciclato nell’ultimo pacchetto di armi promesso all’Ucraina. Per far fronte alla guerra peraltro in queste ore Kiev sta premendo sull'acceleratore nel reclutamento di nuove truppe, utilizzando anche “squadre di mobilitazione” che setacciano le città in tutto il Paese a caccia di chi sfugge al registro elettronico per gli uomini in età di leva. E sta anche premendo per avere più respiro in termini economici.

A tale proposito tuttavia i primi colloqui ufficiali sulla ristrutturazione di oltre 20 miliardi di dollari di obbligazioni internazionali dell’Ucraina si sono conclusi senza che i creditori abbiano raggiunto un accordo. Kiev chiede una riduzione del debito, ovvero chiede ai suoi creditori di accettare perdite maggiori che le consentirebbero di finanziare i suoi sforzi militari contro l'offensiva russa, ma a quanto pare gli alleati occidentali su questo punto tergiversano.

Sul fronte opposto invece prosegue il misterioso repulisti del ministero della Difesa da parte del Cremlino. Stavolta Putin ha rimosso dall’incarico 4 vice ministri e contestualmente ne ha nominati altri 4. Tra questi c’è Anna Tsivileva, figlia di un suo cugino nonché presidente del JSC Kolmar Group, società già soggetta a sanzioni.

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