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Cyber-caos, solo la Cina in tutto il mondo indenne: ecco cosa c'è dietro

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Il mondo è piombato nel cyber-caos, un venerdì senza precedenti, un 19 luglio destinato a restare nella storia. Un "bug" ha paralizzato, di fatto, mezzo mondo. E le conseguenze si fanno ancora sentire, così come si dipaneranno anche nel corso dei prossimi giorni.

Eppure la Cina è rimasta indenne dal cyber-guasto che ha colpito la comunità globale. E questo perché non è dipendente dal sistema Microsoft, come lo è il resto del mondo. I principali fornitori di cloud sono invece aziende nazionali come Alibaba, Tencent e Huawei. 

Negli ultimi anni, le organizzazioni governative, le aziende e gli operatori infrastrutturali cinesi hanno sostituito sempre più i sistemi It esteri con quelli nazionali. Alcuni analisti chiamano questa rete parallela "splinternet", ovvero la frammentazione di Internet che contrasta con la concezione globalizzata della rete che connette e che viene gestita come universi distinti, privati e autonomi. Una soluzione che richiama il dibattito sulla cosiddetta "sovranità digitale", tema fino ad oggi piuttosto elitario, residuale, ma solo in termini di interesse pubblico e popolare e non certo per quel che riguarda il possibile impatto sugli Stati.

Infatti dalla circostanza per la quale Pechino è uscita indenne dal cyber-caso, ne esce il sofisticato panorama tecnologico della Cina. Ma c'è anche una dimensione politica. Diventando "autosufficienti" quando si tratta di It, le autorità cinesi possono anche controllare più facilmente il modo in cui i cittadini interagiscono con la tecnologia. E' anche visto come un modo per rafforzare la sicurezza nazionale, poiché con sistemi del tutto propri esercitare ogni forma di censura diventa esercizio assai più semplice. 

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