Matrimoni gay, il sì del Portogallo
I socialisti esultano. La Conferenza episcopale risponde: "Questa legge è un passo indietro nella costruzione della coesione sociale"
Dopo Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Norvegia, anche il Portogallo dà il via libera ai matrimoni omosessuali. Ad avere l'ultima parola è stato il capo dello Stato, il conservatore Anibal Cavaco Silva, che, pur essendo contrario alla legge approvata in Parlamento, non ha opposto il veto e ha firmato il testo. Il Paese, in questo difficile momento, deve concentrarsi sulla crisi economica, spiega, infatti, il presidente: "Sento di non dover contribuire ad allungare il dibattito, perché non avrebbe senso farlo e servirebbe solo a distogliere l'attenzione dai gravi problemi che ci attanagliano". La legge, voluta dal governo socialista, passata in Parlamento a gennaio e infine approvata dalla Corte Costituzionale lo scorso mese, sarebbe entrata in vigore nonostante il veto, grazie a un ultimo "sì" parlamentare. Inutile quindi opporsi. I conservatori devono arrendersi all'evidenza dei fatti, mentre i socialisti possono finalmente esultare. La legalizzazione del matrimonio gay era inserita già nel programma elettorale del partito che ha vinto le politiche del settembre scorso. Il portavoce Vitalino Canas parla di "un momento memorabile, un passo avanti per la politica e la società". La reazione della Chiesa - L'introduzione della legge rappresenta una vera e propria rivoluzione in un Paese in cui l'omossesualità era considerata illegale fino agli inizi degli anni '80 e il 90% della popolazione si dichiara cattolico. Dal 2001 sono riconosciute le unioni di fatto, ma solo nel 2007 è stata approvata una legge che consente l'aborto e nel 2008 è arrivato il "sì" al divorzio non consensuale. I cattolici disapprovano. Durante la sua visita, Benedetto XVI si era espresso contro aborto e matrimonio gay, considerati la più "insidiosa e pericolosa" minaccia che il mondo deve affrontare. Padre Manuel Morujao, portavoce della Conferenza episcopale portoghese, oggi ha commentato la legge con una nota ufficiale: “Prendendo atto della decisione del Presidente della Repubblica di promulgare la legge che legalizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso” la Conferenza episcopale dichiara innanzitutto che “questa legge costituisce un passo indietro nella costruzione della coesione sociale, ed è in contrasto con uno dei principi più consolidati delle diverse civiltà del genere umano”. A questo proposito il portavoce dei vescovi portoghesi ricorda quanto aveva detto il pontefice a Fatima, parlando ai rappresentanti delle istituzioni sociali cattoliche, chiedendo loro di “tutelare i valori essenziali e primari della vita, dal suo concepimento, e della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna”. Così si legge nella nota: “Lo scorso 13 maggio a Fatima, Papa Benedetto XVI ha ricordato che la famiglia è fondata sull'unione di amore tra un uomo e una donna, e che la sua tutela è uno dei fattori chiave per la costruzione del bene comune”. Oltre ai sei Paesi europei, cinque Stati americani, distretto di Washington, il Canada e il Sudafrica hanno legalizzato le nozze tra persone dello stesso sesso.