Tra i leader politici europei c’è un nuovo spauracchio: George Simion. Il leader di AUR (Alleanza per l’Unione dei Rumeni), conservatore, sovranista e identitario, nel giro di 5 anni è passato dal nulla politico al 40% riscosso al primo turno delle elezioni presidenziali. Domenica, si giocherà il ballottaggio contro il sindaco di Bucarest, il centrista Nicusor Dan. Simion compone una sorta di duetto politico con C -l in Georgescu, bandito dalle elezioni perché accusato di essere un “agente” di Vladimir Putin. Ecco perché, al solo pensiero di Simion all’Eliseo rumeno, negli uffici di Bruxelles c’è chi trema di paura. La sua rapida ascesa politica è avvenuta grazie a parole d’ordine come sovranismo, patriottismo e identitarismo. Termini che spaventano. E i media liberal si spingono ad affermare che voglia guidare la Romania fuori dall’UE.
Che cosa c’è di vero?
«Nulla. Io non sono anti-europeista bensì euro-realista».
Cioè?
«Sono convinto che le sfide dell’Unione vadano affrontate con pragmatismo, anziché con zelo ideologico. Sono un fermo sostenitore del ritorno dell’UE alla sua missione originaria, al progetto concepito dai padri fondatori: Schumann, Adenauer e De Gasperi. L’intento dei globalisti di trasformare l’UE in uno stato federale sovranazionale è molto pericoloso, così come la diluizione della sovranità che porterà alla perdita delle identità nazionali».
George Simion prende il 70% in Italia: sinistra ko
Una lezione alla sinistra italiana arriva da George Simion. Il già vicepresidente del Partito dei Conservatori e ...Sebbene il suo partito faccia parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), lei è forse il leader più attivo nel dialogo con i “cattivissimi” di altri gruppi e persino di AfD.
«È vero, sono favorevole al dialogo e alla cooperazione, alla riunione delle forze sovraniste, patriottiche e conservatrici. Troppe volte siamo stati divisi e i nostri avversari ideologici ne hanno approfittato. Sebbene facciamo parte dell’ECR, abbiamo ottimi rapporti con gli altri. Alle conferenze internazionali che abbiamo organizzato hanno partecipato i rappresentanti di tutti e tre i gruppi. Chi condivide gli stessi valori e combatte per la stessa causa deve rimanere unito. Siamo in un momento cruciale: se non collaboriamo, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli e della nostra civiltà».
Una di queste conferenze era il MEGA, Make Europe Great Again, di Bruxelles. Chiaro riferimento al movimento trumpiano. Significa che intende rafforzare il rapporto tra Romania e USA?
«È già forte. Il nostro rapporto non è solo privilegiato, ma vitale per la sicurezza e la prosperità della nostra nazione. Condividiamo valori comuni con l’Amministrazione Trump e il movimento MAGA. Purtroppo, la coalizione al potere ha degradato in pochi mesi questa relazione bilaterale a livelli simili a quelli precedenti all’ingresso della Romania nel Partenariato Strategico con gli USA e nella NATO. Nelle ultime settimane ho avuto diversi colloqui con rappresentanti dell’Amministrazione Trump sulla crisi politica in corso, sulla nostra lotta per il ritorno alla democrazia e sul mio impegno a rafforzare il partenariato. Se verrò eletto presidente, il mio obiettivo sarà elevare la cooperazione economica con gli USA al livello di quella militare. Voglio che la Romania diventi un hub centrale per le aziende americane che operano nella regione. Proprio come il presidente Trump difende gli interessi americani, io difendo quelli rumeni».
Rumeni che, vista la storica e numerosa diaspora, sono sparsi in vari Paesi, tra cui l’Italia. Tra loro lei ha riscosso percentuali bulgare.
«Non so se siamo un’eccezione, ma so che i romeni all’estero amano profondamente il loro Paese. Sono partiti per guadagnarsi da vivere con salari dignitosi, che in Romania non avevano, e la responsabilità è tutta di chi ha governato negli ultimi 35 anni. I romeni all’estero pensano e pregano costantemente per la Romania. Vogliono un cambiamento autentico e profondo, che possa permettere loro di tornare a casa. Il voto della diaspora è stato travolgente, ne sono molto grato.
Ha dimostrato quanto sia necessario il cambiamento».
Per “cambiamento” intende spazzare via l’attuale establishment?
«Non per forza. Ho sempre criticato il modo in cui i globalisti hanno agito alla guida di certe istituzioni dello Stato rumeno, ma ciò non significa che non mi impegnerò a ripristinare l’ordine dove serve. Sarò un presidente cooperativo e unificatore, non divisivo. Chi vuole il bene del Paese non ha alcun motivo reale per voler isolare il Presidente».
Teme una grande coalizione contro di lei nel secondo turno?
«Temo solo Dio. Non mi interessano le “coalizioni”, mi interessa solo il popolo rumeno. “L’unica cosa necessaria affinché il male trionfi è che le persone buone non facciano nulla”, diceva Edmund Burke. Questa volta il male non prevarrà, perché le persone buone stanno lottando per una vita e un futuro migliori».
George Simion gela la sinistra: "Stessa linea di Giorgia Meloni"
George Simion ha trionfato al primo turno delle presidenziali in Romania e ora non resta che attendere il ballottag...Tra le accuse che le vengono mosse c’è quella di essere “filorusso” e di aver difeso con forza l’esclusione di Calin Georgescu dalla corsa elettorale. Tuttavia, i vostri programmi divergono su vari punti.
«Georgescu ha compiuto qualcosa di straordinario: ha risvegliato la coscienza dei romeni. Nel novembre 2024 è stato il più votato dai cittadini, ma le elezioni sono state annullate senza prova di brogli, solo per impedirgli di diventare presidente. Ci unisce l’amore per la patria e per il popolo rumeno e la volontà di riportare la Romania sul cammino democratico. Georgescu avrà un ruolo nella guida dello Stato, così come è giusto coinvolgere tutti i patrioti desiderosi di contribuire alla ricostruzione del Paese».
Quali sono secondo lei i settori chiave per rilanciare l’economia rumena nei prossimi cinque anni?
«È fondamentale utilizzare in modo onesto le risorse naturali del Paese, garantire la sicurezza energetica, attuare una riforma fiscale, stimolare agricoltura e turismo, e fermare il declino demografico con misure concrete per aumentare la natalità. Sono settori strategici su cui concentreremo i nostri sforzi. Da oltre dieci anni abbiamo un presidente mediocre, interessato solo a vacanze pagate dai contribuenti. Per rendere la Romania grande di nuovo, ci vorrà molto lavoro».
Oltre alla sicurezza energetica l’altro grande tema europeo è il riarmo.
«La difesa nazionale è un aspetto critico tanto quanto gli altri che citavo, specie nel contesto attuale. Sono un convinto sostenitore della NATO come alleanza difensiva».
Quindi non condivide il progetto ReArm Europe?
«No, non abbiamo bisogno di un progetto da 800 miliardi per creare un surrogato della NATO nelle mani di Ursula von der Leyen. La NATO è la più grande alleanza militare della storia e dobbiamo continuare a rafforzarla».
Se vincesse, quale sarebbe il suo primo atto da Presidente?
«La declassificazione dei dossier sull’annullamento delle elezioni presidenziali di novembre-dicembre 2024. Il popolo rumeno ha diritto di conoscere la verità».