Scene di disordine e momenti di tensione a Gaza all’apertura di due nuovi centri di distribuzione degli aiuti umanitari. Uno a Tel Sultan, a Rafah, vicino al confine meridionale fra la Striscia e l’Egitto, e l’altro presso il corridoio Morag, a Nord di Rafah. Il terzo centro dovrebbe essere aperto vicino a Khan Younis, e il quarto nel centro dell’enclave palestinese «ma non è chiaro se è questione di giorni o di settimane», scriveva ieri il Jerusalem Post. Al momento non ci sono piani per aprire centri simili nel Nord di Gaza.
Significa che un milione di palestinesi continuerà a ricevere cibo dalle agenzie delle Nazioni Unite. I primi due centri nel Sud di Gaza sono stati organizzati per servire 600mila persone ma le prime immagini mostrano persone che corrono disordinatamente, pacchi di aiuti strappati dal deposito – una sorta di fortino di sabbia – anziché consegnati ordinatamente. Tentativi di assalto ai beni di prima necessità che avrebbero spinto il personale statunitense incaricato della distribuzione ad abbandonare subito l’incarico assegnato mentre secondo il governo israeliano si sarebbe trattato di incidenti di minore entità.
L’idea alla base dell’apertura dei nuovi centri è una: impedire a Hamas di mettere le mani sugli aiuti ma le scene delle recinzioni sfondate il giorno dell’apertura dei centri e l’intervento di elicotteri per disperdere la folla indica che l’operazione non è andata come previsto. In serata è circolata la notizia che la distribuzione degli aiuti era ripresa in modo più ordinato. A guardia dei centri sono stati chiamati i contractor della Safe Research Solutions. La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), una delle sigle Usa che gestisce la distribuzione, ha accusato Hamas di aver allestito dei posti di blocco per impedire ai gazawi di avvicinarsi. Prima che i cancelli venissero sfondati aveva distribuito 8mila pacchi di cibo.
Secondo fonti palestinesi e alcune agenzie Onu i centri di distribuzione sarebbero lontani da tutto, il che obbliga i bisognosi a camminare per chilometri. Molti palestinesi, scriveva il Times of Israel, hanno confessato di aver bisogno di quegli aiuti ma di non essere andati verso i centri dopo aver ricevuto messaggi di Hamas secondo cui gli stessi centri «sono una trappola di Israele». In serata il coordinatore delle attività governative nei Territori del ministero della Difesa israeliano ha accusato le Nazioni Unite di non adempiere al ruolo e di non aver ritirato gli aiuti dal lato di Gaza del valico di frontiera di Kerem Shalom: oltre 400 camion carichi di aiuti umanitari sarebbero in attesa di essere ritirati e distribuiti.