Cosa vuole davvero Putin, perché il Vaticano diventa centrale

Uno scenario da Terza guerra mondiale: l'Ucraina, gli obiettivi del Cremlino, l'Occidente al buio, i tentativi di Trump e l'intervento del Papa
di Mario Sechigiovedì 5 giugno 2025
Cosa vuole davvero Putin, perché il Vaticano diventa centrale
4' di lettura

Che cosa vuole Vladimir Putin? La prima risposta è «tutto il territorio che ha conquistato», posizione che di fatto chiude la porta al negoziato con l’Ucraina. La seconda, quella che tante volte è stata evocata in questi tre anni di battaglia: «Il presidente russo ha perso la ragione e ha deciso di continuare la guerra fino alle estreme conseguenze».

La terza risposta punta sull’enigma del Cremlino: «Putin è ostaggio dei falchi e non può dar seguito alle pressioni degli Stati Uniti per chiudere il conflitto». Nessuna risposta alimenta la fiammella della pace, sono giorni difficili, la tensione è testimoniata da due telefonate nel giorno di ieri: quella tra Trump e Putin e soprattutto il colloquio tra il presidente russo e Papa Leone XIV. In questo scambio c’è tutta la gravità del momento, il rischio di uno scivolamento improvviso verso una guerra totale.

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La lettura finale è che l’Occidente è al buio, nessuno sembra conoscere più lo schema del gioco del potere che si svolge a Mosca. Si tratta di uno scenario inquietante, spalancato sul burrone dell’imprevisto, sempre sul filo dell’incidente che può innescare un confronto più largo e intenso, fino all’uso della bomba atomica. Sono giorni difficili. La telefonata tra Papa Leone XIV e Putin segnala la gravità del momento. Questo deficit di conoscenza della situazione ha delle ragioni storiche. Negli anni della Guerra Fredda esisteva una categoria di studiosi nota con il nome di «cremlinologi», nella letteratura e nel cinema erano dei caratteri essenziali, spesso i protagonisti della trama, come il Jack Ryan dei libri di Tom Clancy, eccezionale figura di film come Caccia a Ottobre Rosso. Con la caduta del Muro di Berlino, il trionfo del capitalismo sul comunismo, l’attenzione dei governi e delle agenzie di intelligence si spostò su altre minacce, l’Orso russo fu archiviato come un residuato bellico di un’era conclusa con la vittoria dell’Occidente.

Dopo gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono, la Cia scoprì di essere a corto di analisti del Medio Oriente, studiosi della cultura e delle complesse relazioni dell’Islam, Osama Bin Laden e il terrorismo jihadista diventarono il primo punto dell’agenda, questo cambio di obiettivo strategico mandò in pensione i «cremlinologi». Il buio sull’Ucraina - prima e durante la guerra - è un gigantesco buco nell’analisi. Valgono le regole del gioco degli scacchi: se sbagli a leggere le mosse del tuo avversario, muoverai male i tuoi pezzi, fino a subire lo scacco matto. Ma per non cadere devi conoscere le regole, cioè la mente del Cremlino.

Quando Joe Biden disse che la Russia si preparava a invadere l’Ucraina, registrò semplicemente lo spostamento di truppe al confine, ma certificò il clamoroso fallimento della lettura delle mosse del Cremlino negli anni precedenti. L’America a guida democratica sbagliò la dottrina di contenimento della Russia (non ve ne era alcuna) e non riuscì a evitare la guerra nel cuore dell’Europa. Il radar dell’Occidente sulla politica di Putin era spento. Lo schermo ha continuato a non dare segnali anche a conflitto aperto, perché Biden e i suoi consiglieri hanno scelto di fare una guerra senza una exit strategy, hanno armato l’Ucraina il tanto che serviva per non essere sconfitta, ma non al punto da poter respingere con efficacia le truppe russe. Il risultato è una “never ending war”, una guerra senza fine che è il peggior scenario che un Presidente può presentare al Congresso e agli elettori americani, esattamente quello che Donald

Trump sta provando a disinnescare, finora senza fortuna e con crescenti difficoltà, dovute anche alla mancanza di un obiettivo da parte dell’Europa: cosa vogliamo? Sostenere l’Ucraina, dicono tutti i leader, ma se andiamo avanti con le domande, le ombre s’addensano. Come e fino a quando si può sostenere lo sforzo bellico? Certamente non si può consegnare alla Russia un trionfo, questo è impensabile, ma neppure si può immaginare di «arrivare fino alla vittoria» (come dissero alcuni esponenti europei) contro la Russia che ha nei silos i missili con le testate atomiche pronti al lancio. Il confronto resta con le armi convenzionali finché una o più parti in gioco non percepiscono che potrebbero cadere, a quel punto, tutto diventa possibile, anche l’indicibile. Dopo tre anni di guerra, siamo ancora in un gioco di fumo e specchi:

Putin ieri ha respinto con veemenza ogni ipotesi di trattare con Kiev, le spettacolari operazioni dell’Ucraina in territorio russo hanno evidenziato una sua debolezza interna, ma questo non cambia il quadro, resta in piedi il drammatico stallo strategico (l’Ucraina non può vincere, la Russia non può perdere), mentre l’idea della pace ha fatto molti passi indietro. Il non detto di questa storia è radioattivo, riguarda l’arsenale atomico di Mosca, degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia, senza poter escludere tra l’altro la Bomba della Cina che è un alleato silente della Russia. Quando Putin dice che in una guerra nucleare non vince nessuno, ricorda all’Europa e agli Stati Uniti che anche risolvere il dilemma del «first strike», del primo che schiaccia il pulsante di lancio di un missile con testata atomica, non risolve il rebus dell’esito della guerra, perché a quel punto si innescherebbe la risposta del secondo e non è detto che sia proporzionata.

Mettere alle corde Putin - lasciarlo senza una via d’uscita dalla guerra, cosa che George F. Kennan sconsigliava nella sua dottrina del contenimento - presenta questo rischio. Pochi ne parlano, l’opinione pubblica è scarsamente informata, ma si tratta di un elemento reale, una delle tante possibilità sul campo di battaglia. Da ieri c’è un elemento in più sulla scacchiera, Papa Leone. La Guerra Fredda finì grazie all’alleanza tra Ronald Reagan e Giovanni Paolo II, trentasei anni dopo la caduta del muro di Berlino, vedremo nelle prossime settimane se le iniziative di Washington e del Vaticano sapranno evitare la terza guerra mondiale.