Iran, "Khamenei è sparito": rissa a porte chiuse, chi gli soffia il potere

martedì 24 giugno 2025
Iran, "Khamenei è sparito": rissa a porte chiuse, chi gli soffia il potere
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Da Washington, Donald Trump parla apertamente di "cambio di regime" in Iran subito dopo l'operazione Martello di mezzanotte che dovrebbe aver raso al suolo i centri nucleari del Paese. E forse non è un caso: il presidente americano ha intuito che il potere di Ali Khamenei non è mai stato così debole come oggi. 

La Guida suprema della Repubblica islamica parla altrettanto chiaramente di una ipotesi sconvolgente: "La mia vita non ha alcun significato - recita in un video -. Anche se mi uccideranno, non consideratelo una perdita, finché rimanete saldi ai principi dell’Imam Hussain. Stiamo vincendo questa guerra finché non ci inchiniamo davanti al potere e all’avidità". Ma la verità è che l'86enne è ora un leader in fuga, barricato in un luogo segretissimo, inseguito dagli agenti-fantasma del Mossad.  E tra gli iraniani, in modo sempre più eclatante, non mancano le contestazioni e gli sfottò ai danni del tiranno. Una combinazione, quella tra sfiducia politica e crisi militare ormai acclarata, che rischia di diventare devastante.

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Il Corriere della Sera sottolinea come da quattro giorni di Khamenei si siano perse le tracce: "Si sa che è in un bunker segreto e che con lui c’è la sua famiglia. Si sa che non sta usando alcun dispositivo per comunicare con l’esterno per non essere rintracciato dal nemico". Uno scenario da "La caduta" o giù di lì. Secondo il New York Times l'uomo che riunisce potere religioso e politico nelle proprie mani avrebbe "vietato tutte le comunicazioni elettroniche e parlerebbe con i suoi comandanti tramite un «collaboratore di fiducia» per paura di essere assassinato". L'esempio ricorrente è la fine di Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah che comandava in Libano per conto dello stesso Khamenei e che è stato ammazzato a Beirut in un raid israeliano lo scorso settembre.  

A Teheran si respira un'aria da fine impero, con il terrore delle infiltrazioni dei potentissimi 007 israeliani e le esecuzioni militari di (presunte) spie nemiche a cadenza quasi quotidiana. Un clima di paranoia e di tutti contro tutti all'interno della cerchia del potere. Secondo indiscrezioni di stampa Khamenei è irraggiungibile persino per il presidente Masoud Pezeshkian e il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, che oggi sarà a Mosca per parlare direttamente con il presidente russo Vladimir Putin. "Questo silenzio - sottolinea sempre il Corsera - sarebbe il motivo per cui venerdì è saltato l’incontro segreto con i funzionari statunitensi a Istanbul. Con il senno di poi, forse l’ultima possibilità che Donald Trump avrebbe potuto dare alla diplomazia, prima di schiacciare il bottone «guerra»".

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Un giornale iraniano riferisce di un contatto fallito tra Khamenei e l’ex presidente Hassan Rouhani, l’ex presidente del parlamento Ali Larijani e l’ex capo della magistratura Sadegh Larijani. In questo quadro di leadership vacante si inseriscono le tensioni all'interno dei fedelissimi dell'ayatollah, uno scontro furioso tra gli "intransigenti" da una parte e "tradizionalisti e riformisti" dall'altra, divisi su come rispondere all'offensiva di Israele e Stati Uniti. Una faida grazie alla quale starebbe cercando di guadagnare potere proprio Ali Larijani, come "salvatore della Patria".

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