Putin vuole conquistare il tesoro nascosto di Kiev

di Daniele Dell'Orcodomenica 29 giugno 2025
Putin vuole conquistare il tesoro nascosto di Kiev
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«Il vostro dolore è il mio». Papa Leone XIV, ricevendo nella Basilica di San Pietro i pellegrini della Chiesa greco-cattolica Ucraina, segue i passi del predecessore Francesco e ne riprende persino le parole: «Sorelle e fratelli, accogliendovi qui, desidero esprimere la mia vicinanza alla martoriata Ucraina, ai bambini, ai giovani, agli anziani e, in modo particolare, alle famiglie che piangono i propri cari. Condivido il vostro dolore per i prigionieri e le vittime di questa guerra insensata».

Parole, quelle di Prevost, che non sfuggono al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, pronto ad «arruolare» il Santo Padre nel campo degli sforzi diplomatici: «E' necessaria una pace giusta. E apprezzeremmo profondamente anche il suo gentile aiuto nel riportare a casa tutte le persone, adulti e bambini, detenute contro la loro volontà in Russia».

Impegnato in conferenza stampa col presidente polacco uscente Andrzej Duda, ieri in visita a Kiev, Zelensky ribadisce la sua stima per la “dottrina trumpiana” di pace attraverso la forza, e vorrebbe applicarla per fermare Vladimir Putin. Il leader di Bankova Street ha definito «proficuo» l’incontro con Trump a L’Aja ad inizio settimana durante il quale si è discussa soprattutto la fornitura di missili Patriot all’Ucraina, in balia degli attacchi aerei russi specie dopo il dirottamento degli sforzi Usa verso la protezione dei cieli israeliani.

E in effetti, se lo Stato Maggiore delle forze armate ucraine conferma lo strike di quattro bombardieri russi Su-34 nella base aerea di Marinovka, nella regione russa di Volgograd, quella scorsa è stata una nuova notte di passione per gli ucraini: un drone russo ha colpito un edificio residenziale di 21 piani a Odessa e, nell’impatto, è rimasta uccisa una coppia di civili.

Nel Donbass, intanto, Mosca rivendica il controllo dell'insediamento di Chervona Zirka, nella regione di Donetsk, ma soprattutto del più promettente giacimento di litio ucraino: il sito di Shevchenko.

Un tesoro su cui l’Unione Europea aveva già puntato gli occhi per alimentare la propria transizione elettrica e che certamente rientrava negli accordi stipulati sia con Washington che con Bruxelles per lo sfruttamento dei materiali critici ucraini. Scoperto in epoca sovietica nel 1982, Shevchenko è probabilmente il più grande giacimento di litio del Continente. Secondo uno studio del Servizio Geologico e del Sottosuolo dell’Ucraina del 2018, il sito contiene 13,8 milioni di tonnellate di minerale e fino a 207.000 tonnellate di ossido di litio. Ma Shevchenko custodisce anche metalli rari come tantalio, niobio e berillio – un vero e proprio banchetto minerario per l’industria tecnologica globale.

Prima dell’inizio del conflitto, diverse aziende europee avevano avviato valutazioni e trattative per accedere al sito, considerandolo strategico proprio per lo sviluppo delle batterie dei veicoli elettrici. Ora, la situazione è cambiata radicalmente.

Non solo, perché dei quattro giacimenti noti di litio in Ucraina, due – Shevchenko e Kruta Balka, situato nella regione di Zaporozhye – sono attualmente sotto controllo russo. Gli altri due – i giacimenti di Dobra e Polokhovskoye nella regione di Kirovograd – non sono ancora operativi, ma contengono rispettivamente 1,2 milioni e 270.000 tonnellate di minerale di litio.

Mentre l’Occidente pianificava una rivoluzione verde anche grazie alle risorse ucraine, insomma, la geopolitica ha rimescolato il mazzo: Mosca ora detiene le chiavi di un patrimonio strategico che vale oro, anzi litio, colato. Le mire di Putin in questa nuova corsa all’El Dorado, comunque, sono settate ben al di là dei confini ucraini: «$ ormai ovvio che il futuro della Russia, anche e forse in senso più ampio, risiede nell'Artico, nello sviluppo dell'Artico, che stiamo iniziando a setacciare attivamente», ha detto ieri all’inaugurazione dei complessi giovanili nelle regioni della Federazione Russa.

La terza direzione espansionistica di Mosca è infine tracciata in Africa, e per le medesime ragioni strategiche. Non a caso nelle scorse ore ha soggiornato a Mosca il generale Assiomi Goita, presidente ad interim del Mali ormai da quattro anni. Nonostante le recenti difficoltà nella lotta al terrorismo islamico, la joint venture tra la giunta di Bamako e il Cremlino sta già dando ai russi frutti gustosissimi: Mosca, in poco tempo, si è già assicurata la realizzazione di una raffineria d’oro e di una centrale nucleare, oltre al consolidato appalto della sicurezza interna. Le partite geopolitiche del secolo si giocano su più tavoli. E quello ucraino non è che il primo.

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