Il grande giorno (almeno per Elon Musk) è arrivato: da ieri nella politica americana c’è un nuovo partito. Il “partito dell’America”, o America Party che dir si voglia. Fondatore, nonché leader, il tycoon, fresco di rottura (annunciata) con Donald Trump. Mister Tesla ha ufficializzato il grande passo ieri sera- ora italiana - su X, il social network, ex Twitter, di cui è proprietario. «L’America Party è nato per restituirvi la libertà», è stato lo slogan scelto da Musk per “scendere in campo” in prima persona. Il messaggio è semplice: i due partiti protagonisti della politica americana, il partito repubblicano e il partito democratico, per il tycoon sono due facce della stessa medaglia. «Quando si tratta di mandare in bancarotta il nostro Paese con sprechi e corruzione, viviamo in un sistema monopartitico, non in una democrazia».
Non a caso Musk ha simbolicamente pubblicato una foto contenente un serpente a due teste, una con la “D” dei democratici, l’altra con l’elefantino del Gop, il Great old party repubblicano con il quale Musk fino a ieri ha condiviso un tratto di strada dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, rielezione alla quale ha contribuito in modo decisivo (dal punto di vista economico, tecnologico e di immagine). Poi, inesorabile, è arrivato l’allontanamento da Trump. Un po’ per le naturali frizioni tra due personalità di spicco, un po’ per il conflitto su alcuni dossier (su tutti l’auto elettrica, che il presidente americano detesta), un po’ per l’invadenza dell’imprenditore e la tendenza di Trump a non consentire invasioni nella sua sfera di campo. A carico di The Donald, invece, Musk ha sempre messo i mancati tagli alle spese federali.
Così l’imprenditore ha iniziato a sentire stretto il suo ruolo di direttore del dipartimento per l’efficienza governativa Doge, quello creato su misura proprio per lui subito dopo la vittoria repubblicana dello scorso anno. A completare il quadro, l’ostilità con Steve Bannon, lo storico consigliere nonché braccio destro di Trump, e le sempre più crescenti diffidenze del “mondo Maga” - Make America Great Again, il “movimento” trumpiano in seno al Gop- per il transumanesimo di Musk. Fatto sta che da un paio di mesi il proprietario di X e Space X aveva iniziato a cannoneggiare all’indirizzo di quello Studio Ovale dal quale non mancava di farsi fotografare con assiduità (basti ricordare l’affondo contro la legge di bilancio). Il giorno prima dell’annuncio, venerdì 4 luglio, Musk aveva lanciato un sondaggio su X sull’ipotesi di lanciare un nuovo soggetto politico. Risultato: 65,4% di sì e 34,6% di no. Mister Tesla ha anche diffuso una stima elaborata da Grok, la “sua” intelligenza artificiale, secondo la quale la nuova formazione politica potrebbe incassare tra il 5% e il 10% dei consensi. Ininfluenti, secondo l’architettura elettorale Usa, tarata sul maggioritario. Ma chissà che a Musk non sia tornato alla mente Ross Perot, che nel 1992 si candidò alle Presidenziali con il Reform Party. Risultato: 19% dei voti. Sufficienti a far perdere la rielezione al repubblicano George W.H. Bush e a portare Bill Clinton alla Casa Bianca.