Ue come il Giappone, Trump non conferma e Bruxelles resta al palo

Donald festeggia l’intesa con Tokyo, che prevede investimenti, posti di lavoro e l’apertura del mercato nipponico ad auto e riso Made in Usa. Potrebbe essere simile a quello con l'Europa, ma l’ok spetta al tycoon
di Dario Mazzocchigiovedì 24 luglio 2025
Ue come il Giappone, Trump non conferma e Bruxelles resta al palo
3' di lettura

«Il più grande accordo commerciale nella storia», Donald Trump ne è convinto. Così il presidente americano ha definito il patto sui dazi raggiunto tra martedì e mercoledì con il Giappone, presentandolo ai rappresentanti repubblicani riuniti alla Casa Bianca. E un altro si palesa all’orizzonte secondo le indiscrezioni del Financial Times, con Unione europea e Stati Uniti che sarebbero ad un passo da un compromesso molto simile a quello siglato con Tokyo, con le tariffe doganali sulle importazioni del Vecchio Continente al 15% invece che al 30% paventato dall’amministrazione americana e l’esenzione totale per aerei, alcolici e dispositivi medici. A confermare quanto scritto dal Ft è stato, in serata, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, in visita a Parigi: a cena con Emmanuel Macron, ha detto, «parleremo di politica commerciale: potrebbero esserci decisioni in merito in questi minuti».

La soglia delle gabelle si fermerebbe quindi sempre al 15%, che hanno contribuito alla giornata positiva degli indici azionari mondiali, primo fra tutti il Nikkei (+3,51%) trainato dai titoli delle case automobilistiche Toyota (+10%) e Honda (+14%). Il settore dell’automotive era uno di quelli più in apprensione di fronte all’ipotesi che il tavolo delle trattative saltasse. Le nuove tariffe riguarderanno anche tutti gli altri beni destinati al mercato americano (acciaio e alluminio a parte) e tra i punti chiave del compromesso ci sono i 550 miliardi di dollari che il Giappone investirà negli Stati Uniti nei settori strategici che vanno dai semiconduttori alla farmaceutica, dall’energia (incluso il prezioso gas naturale liquefatto) ai minerali critici, dall’intelligenza artificiale alla cantieristica navale. E il 90% dei profitti derivanti dagli investimenti rimarranno negli Usa. Wall Street si è mossa in positivo e Trump ha festeggiato sul suo social Truth: «Il Giappone sta aprendo il suo mercato agli Stati Uniti per la prima volta in assoluto» e il risultato «è stato ottenuto solo grazie alle sanzioni». «Rinuncerò sempre ai dazi se riuscirò a convincere i principali paesi ad aprire i loro mercati agli Usa», ha proseguito, annunciando che anche con l’Indonesia sono stati concordati nuovi rapporti commerciali. Il segretario al Commercio Howard Lutnick ha descritto l’accordo con Tokyo come un modello per le relazioni con l’Europa e il caso ha voluto che ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen fosse a Tokyo per un vertice con il primo ministro Shigeru Ishiba. «Voglio congratularmi per il successo dei negoziati», ha affermato Von der Leyen.

Nelle ore precedenti all’esclusiva del Financial Times, c’è stata la telefonata tra il Commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic e l’americano Lutnick. È proprio dalla telefonata che erano arrivate previsioni positive dopo le voci, invece, di un possibile inasprimento delle tensioni tra le due sponde dell’Atlantico. Resta infatti calendarizzata per oggi la votazione del comitato dell’Ue per le barriere commerciali sul pacchetto da 93 miliardi di euro di contromisure in risposta ai dazi al 30%. Il clima positivo resta quello preferito dalle Borse: +1,33% per Ftse Mib di Milano (Stellantis +9,14%, Iveco +7,27%), + 1,44% per il Cac 40 di Parigi, +0,84% per Francoforte e +0,46% per Londra, con gli ultimi sviluppi giunti a contrattazioni chiuse.

Tra le affermazioni destinate a segnare i prossimi giorni di trattative doganali rientrano quelle del segretario del Tesoro americano, Scott Bessent: la tregua commerciale con Pechino potrebbe essere estesa di 90 giorni oltre il termine fissato del 12 agosto. «Siamo in una posizione molto buona con la Cina», ha confidato ai microfoni dell’emittente Bloomberg. Le delegazioni si ritroveranno settimana prossima in Svezia. Il compromesso con gli Usa è infine giunto come una boccata d’aria fresca per il premier giapponese Ishiba, che in casa deve invece fare i conti con una maggioranza evaporata al Senato per il Partito liberaldemocratico, a seguito dell’avanzata del movimento anti-immigrazione Sanseito alle elezioni di domenica. «L’esecutivo era determinato a proteggere gli interessi nazionali», ha affermato ed ora Giappone e Stati Uniti «lavoreranno assieme per creare posti di lavoro e produrre beni di alta qualità». Quanto al suo di destino, Ishiba ha rispedito al mittente l’idea di lasciare l’incarico di premier entro fine agosto e ha assicurato che resterà al suo posto fino al termine del 2025. È tutto un gran fermento.

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