Gaza, non va bene neppure il cibo paracadutato: l'Onu si lamenta

Lazzarini (Unrwa) contrario al sistema con cui viene consegnati gli alla popolazione Hanno da ridire pure gli abitanti della Striscia
di Amedeo Ardenzamartedì 29 luglio 2025
Gaza, non va bene neppure il cibo paracadutato: l'Onu si lamenta
3' di lettura

L’Europa si muove per aiutare Gaza. E colpisce come ieri si siano attivati due stati membri dell’Ue con visioni quasi antitetiche sul conflitto tra Israele e Hamas. Da una parte il governo federale tedesco ha annunciato che organizzerà con la Giordania un ponte aereo per fornire aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Ne ha parlato il cancelliere Friedrich Merz, che ha anche chiesto un cessate il fuoco immediato nella Striscia. Il ministro della Difesa della Germania, Boris Pistorius, si coordinerà con Francia e Gran Bretagna per mettere a disposizione un ponte aereo per generi alimentari e medicinali. «Sappiamo che questo è solo un piccolo aiuto per la popolazione di Gaza. Ma è comunque un contributo che diamo volentieri», ha affermato Merz. Alcune settimane fa il leader conservatore aveva dichiarato che, con la sua guerra contro i terroristi islamici, «Israele sta facendo il lavoro sporco per noi».

E pochi giorni fa, quando 25 paesi fra i quali molti europei, il Canada, l’Australia e il Giappone hanno chiesto a Israele l’immediata cessazione delle ostilità, né gli Usa né la Germania hanno firmato l’appello. Anche ieri Merz ha ribadito che «gli ostaggi (israeliani nelle mani dei terroristi, ndr), tra cui ci sono ancora cittadini tedeschi, devono essere liberati e i terroristi di Hamas disarmati». Linea, quest’ultima, ribadita e rilanciata dal premier palestinese, Mohammad Mustafa, parlando all’Onu: «Hamas deve deporre le armi, rilasciare gli ostaggi e rinunciare al controllo di Gaza». Per il presidente dell’autorità Israele devono poter «vivere fianco a fianco». Toni molto diversi da quelli usati dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez che, nell’annunciare l’invio di aiuti alimentari a Gaza, ha sottolineato che «l’unica vera soluzione è che Netanyahu dichiari un cessate il fuoco, apra corridoi umanitari e metta fine a questa barbarie».

Nessun accenno a chi sia il nemico di Israele né agli obiettivi dello stato ebraico (liberare gli ostaggi, sconfiggere Hamas) da parte del governo di Madrid, tradizionalmente molto critico nei confronti di Gerusalemme. Le dodici tonnellate di cibo messe a disposizione dalla Spagna saranno paracadutate a Gaza con l’aiuto della Giordania e degli Emirati Arabi Uniti. Nelle ultime ore, fonti gazawi avevano definito «inadeguati» gli aiuti recapitati dal cielo. Parte di essi sarebbe atterrati in zone irraggiungibili. Sabato scorso anche Philippe Lazzarini il direttore dell’Unrwa – l’agenzia Onu dedicata al sostegno esclusivo dei profughi palestinesi – aveva criticati i lanci aerei di aiuti «che non invertiranno il trend della fame». Bocciatura completa da parte di Lazzarini secondo cui i lanci – che si aggiungono alle forniture di aiuti umanitari via terra – «sono costosi, inefficienti e possono persino uccidere i civili affamati».

Lunedì anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha parlato di Gaza affermando che un cessate il fuoco è «possibile» e che «molte persone stavano morendo di fame». «Questa è una vera carestia, non è possibile fingere», ha poi aggiunto smentendo l’alleato Benjamin Netanyahu. E poi l’annuncio: «Allestiremo centri di accoglienza dove le persone potranno entrare liberamente, senza restrizioni. Non avremo recinzioni», ha detto ai giornalisti dalla Scozia, dove si trova in visita. Da Roma si è fatto sentire anche il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ricordando che, a differenza del recente annuncio da parte del presidente francese Emmanuel Macron, la Santa Sede ha già riconosciuto lo stato di Palestina «da mo’: per noi quella è la soluzione».

Il cardinale è anche tornato sul danneggiamento della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza da parte delle Israeli Defense Forces «Prendiamo come buoni i risultati da parte dell’esercito israeliano insistendo perché si stia attenti: l'impressione è che tante volte questi errori si ripetano. Bisognerà porre una particolare attenzione per evitare che i luoghi di culto e le istituzioni umanitarie possano essere colpiti». In patria, intanto, Netanyahu è sotto pressione. Le opposizioni contestano la strategia del suo governo su Gaza: se Bibi intendeva esercitare pressione su Hamas fermando gli aiuti umanitari il risultato è una debacle diplomatica, con Israele più isolato che mai, mentre il gruppo terrorista islamico può appuntarsi la medaglia di aver riaperto i canali dell’assistenza internazionale senza aver liberato neppure uno dei 50 ostaggi israeliani che ha sequestrato il 7 ottobre del 2023.

ti potrebbero interessare

altri articoli di Esteri