Russia, le bombe americane a 10 minuti da Mosca

di Mirko Moltenidomenica 3 agosto 2025
Russia, le bombe americane a 10 minuti da Mosca
4' di lettura

Due sottomarini americani a propulsione nucleare sono stati mandati dal presidente Donald Trump verso la Russia, in bracci di mare imprecisati, forse alle porte dell'Artico, oppure, sul versante opposto, nel Pacifico settentrionale. Trump è stato vago, non divulgando il tipo di unità, né, per ovvi motivi di sicurezza, dettagli sulla loro rotta. Ieri ha solo confermato, intervistato da Newsmax, che «i sottomarini ora sono molto più vicini alla Russia».

Sul social Truth aveva già annunciato che i sottomarini sarebbero stati «mandati nelle regioni appropriate» come reazione alle minacce dell'ex-presidente russo, ora vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale di Mosca, Dimitri Medvedev, che dopo l’ultimatum della Casa Bianca al Cremlino per un cessate il fuoco in Ucraina entro l’8 agosto, pena sanzioni americane, evocava un possibile scontro militare, anche nucleare. Da qui la decisione di Trump di far avvicinare alla Russia due delle maggiori unità subacquee della US Navy, come deterrenza volta a «difendere la nostra gente». In altre parole, ammonire i russi ricordando loro che in caso ipotetico di “primo colpo nucleare” contro gli Stati Uniti, dal mare emergerebbero a sorpresa missili lanciati in immersione da tali unità, difficilissime da scoprire e annientare in anticipo, assicurando il “secondo colpo” di ritorsione.

Deterrenza allo stato puro, tanto più temibile quanto più i sottomarini sono la componente meno vulnerabile e più insidiosa della “triade nucleare” delle grandi potenze, che comprende anche i missili da rampa terrestre e gli ordigni sganciati da aerei. $ quasi sicuro che le unità inviate verso la Russia, non necessariamente entrambe nello stesso emisfero, ma magari una dall’Atlantico, o Mediterraneo, e una dal Pacifico, siano sottomarini della classe Ohio, a propulsione nucleare e armati ciascuno con ben 24 missili a testata nucleare Trident IID5.

Gli Ohio sono “mostri marini” da 18.000 tonnellate, lunghi 170 metri e con equipaggio di 155 tra ufficiali e marinai. Mossi da un reattore atomico che alimenta due turbine a vapore da 35.000 cavalli l’una, gli Ohio possono navigare in immersione a una velocità massima di 25 nodi, alias 46 km/h. Ne sono stati costruiti 18, entrati in servizio dal 1981 al 1997. Datati, ma pienamente efficienti, sono studiati per una vita operativa di mezzo secolo. Solo a partire dal 2030 verranno via via sostituiti dai nuovi sottomarini classe Columbia. La loro arma tipica, il missile Trident IID5, ha una gittata di 11.000 km. Teoricamente i Trident arriverebbero in Russia anche se il sottomarino li lancia da grande distanza.

Ma se l’unità s’avvicina il più possibile, gli ordigni sbucherebbero dal mare così vicini da ridurre a pochi minuti il volo. Dunque le difese antimissile russe avrebbero troppo poco tempo per intercettarli tutti.
L’esperto militare russo Yuri Fyodorov ha ieri ipotizzato che «sei sottomarini fossero piazzati presso Cipro, i loro missili nucleari potrebbero raggiungere la Russia centrale in soli 10 minuti». Minimizza, invece, l'ex-generale, e deputato della Duma di Mosca, Leonid Ivlev: «Questi due sottomarini USA non sono una minaccia nuova. Fin dai tempi dell'Unione Sovietica, il Pentagono ha intrappolato il mondo con le sue basi navali, portaerei e sottomarini».

Attualmente, 14 Ohio mantengono l'armamento balistico, mentre 4 sono stati convertiti a portare, ciascuno, 154 missili da crociera convenzionali Tomahawk. Fra i sottomarini americani a propulsione nucleare ci sono anche decine di unità delle classi Los Angeles, Seawolf e Virginia, pensate per affondare navi nemiche, ma capaci pure di attaccare coste ed entroterra con Tomahawk. $ però poco probabile che i sottomarini mossi da Trump siano di queste classi. La deterrenza nucleare resta un pilastro del confronto tra Russia e America. Non a caso, ieri il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’entrata in servizio del missile a raggio intermedio Oreshnik, con gittata di 5500 km che copre tutta l’Europa. Putin ha anche detto che l'Oreshnik verrà schierato entro fine 2025 nell’alleata Bielorussia.
Sperimentato su bersagli ucraini da novembre 2024, porta 6 testate convenzionali, ma può portare anche testate nucleari.

La paura dell’olocausto atomico resta quindi tangibile anche in questi giorni, nell’imminenza dell’80° anniversario delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki, il 6 e 9 agosto 1945. Massacri motivati ufficialmente dal voler far arrendere un Giappone già affamato dal blocco aeronavale USA, ma voluti anche come cinico esperimento e per mostrare i muscoli all'URSS di Stalin, con cui già iniziava la Guerra Fredda. Nel 1991, al crollo dell'Unione Sovietica, russi e americani avevano in totale 48.000 testate nucleari.

Oggi, per fortuna, i loro arsenali sommati sono fortemente calati, a “soli” 10.000 ordigni, unica nota positiva di una situazione altrimenti allarmante. Ma l’attuale tensione Mosca-Washington mette a rischio il rinnovo dell'ultimo trattato che ancora limita le atomiche dei due giganti, il New START firmato nel 2010 a Praga dagli allora presidenti Barack Obama e Dimitry Medvedev. Il trattato limita a 1550 per parte le testate nucleari più potenti, quelle strategiche, e a 800 ciascuno i vettori, fra missili, sottomarini e bombardieri. Scadrà però nel febbraio 2026, fra sei mesi, e se non ci sarà accordo sul suo rinnovo, cadrà l'ultimo argine per un nuovo aumento delle catastrofiche armi.

ti potrebbero interessare

altri articoli di Esteri