Venerdì scade l’ultimatum di Donald Trump a Vladimir Putin e per la prima volta il leader russo è in difficoltà, costretto ad incontrare il suo arcinemico Volodymyr Zelensky. Andriy Yermak, capo dello staff del presidente ucraino, ha scritto sul Washington Post: “Questa settimana il mondo potrebbe avere la possibilità di far finire la guerra”. Dopo due mesi d’assenza Steve Witkoff, emissario della Casa Bianca, è atteso di nuovo a Mosca. Non sarà un confronto semplice, dopo che la Russia ha reagito alle minacce americane bombardando a tappeto Kyiv. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, però ha aperto in via ipotetica ad un incontro con Zelensky, ma è chiaro che la deadline di venerdì è troppo stretta, si cerca di guadagnare tempo.
Mosca non ha cambiato le “condizioni” per firmare la pace con Kiev, ma a questo punto un compromesso non è più evitabile. Ipotizzare, intanto, una “tregua aerea” potrebbe essere un primo segno di vittoria per Trump, ma anche i russi riceverebbero lo stop dei droni ucraini sulle proprie raffinerie. Petr Pavel, presidente della Repubblica Ceca, auspica l’abbandono ucraino dei territori occupati dai russi “se questo è il prezzo della sopravvivenza dell'Ucraina. L’Occidente non riconoscerà mai l'annessione forzata. Putin è sempre convinto di “liberare e non conquistare” un Paese che considera, de facto, Russia.
Russia, Trump schiera due sottomarini nucleari "nelle regioni appropriate"
Nuove drammatiche punte di tensione tra Stati Uniti e Russia. Da Washington si fa ancora sentire il presidente americano...I propagandisti dicono che “Putin non possiede la retromarcia”, ma quando c’è da tenere in piedi l’economia di un Paese in difficoltà, forse, occorrerebbe maggior razionalità. Anche la governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina, una delle seguaci più profonde di Putin, “avrebbe esaurito le risorse”. Se Putin batte il ferro, Peskov fa il pompiere e afferma di “dover essere molto cauti rispetto alle armi nucleari”. Al Cremlino, insomma, non c’è totale armonia. Il nodo principale per Putin è la concretezza delle minacce americane e lo si potrà capire solo dopo venerdì. Con un endorsement dell’India, recentemente attaccata proprio da Trump che l’accusa di “non fare caso a quanta gente venga uccisa in Ucraina”. Nuova Dehli potrebbe, quindi, decidere di acquistare nuovamente petrolio russo per le proprie raffinerie, alimentando così l’economia bellica di un Putin battagliero, ma un po’ più solo in vetta.