Nelle ultime ore la Cina sembra essere diventata l’ombelico del mondo delle relazioni diplomatiche globali. Tra parate militari monstre, bilaterali con i leader del Sud globale e minacce nemmeno troppo velate all’Occidente, Pechino è diventata anche la sede di una conferenza stampa, quella del presidente russo Vladimir Putin, destinata a far discutere parecchio. Sui progressi diplomatici per concludere in fretta il conflitto in Ucraina, dice: «Vedremo come si evolverà la situazione. Con buon senso, è possibile concordare un’opzione accettabile o un modo accettabile per porre fine a questa guerra. Vediamo che l’amministrazione attuale degli Stati Uniti ha la volontà e il desiderio di trovare questa soluzione. Credo che ci sia luce alla fine del tunnel». E in caso contrario? «Saremo costretti a raggiungere tutti i nostri obiettivi con mezzi militari». Nessun cessate il fuoco, quindi. Guerra o pace, parafrasando Tolstoj.
Putin ha poi spiegato che è stato «posto sul tavolo» un invito per Donald Trump a visitare la Russia, ma che al momento non ci sono preparativi per la trasferta. L’invito del presidente russo è stato esteso in effetti al vertice di Anchorage in Alaska del mese scorso, quando Putin concluse la conferenza stampa congiunta con Trump dicendo, in inglese, «la prossima volta a Mosca». In realtà, l’idea di un “doppio incontro” prima negli States e poi in territorio russo era stata proposta già prima del vis à vis, come segno di cordialità ed equità tra le parti ma pure come suggerimento di non concepire il vertice come un vicolo cieco, bensì come parte di un percorso. Il presidente statunitense, tuttavia, sembra essersi raffreddato parecchio. L’ “album di famiglia” composto in Cina tra il cinese Xi Jinping, il coreano Kim Jong-Un, l’indiano Narendra Modi, l’iraniano Masoud Pezeshkian e lo stesso Putin non è piaciuto granché al tycoon che ha replicato sostanzialmente snobbato le dichiarazioni dell'inquilino del Cremlino: «Non ho alcun messaggio per il presidente Putin. Lui sa quale è la mia posizione e prenderà una decisione in un modo o nell’altro». Anzi, durante la sua conferenza stampa, alla Casa Bianca con il neo-presidente polacco Karol Nawrocki, Trump è stato piuttosto spietato: «Qualunque sia la sua decisione (di Putin, ndr), ne saremo felici o infelici, e se non saremo felici vedrete cosa succederà». A proposito del faccia a faccia col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Putin è tornato a proporre, in tono chissà quanto provocatorio, di tenerlo a Mosca.
Kim Jong-un a Pechino, il suo staff beccato così: il video che sconcerta il mondo
Il video ha fatto il giro del mondo in pochi minuti: lo staff di Kim Jong-un che ha seguito il dittatore della Nord Core...Invito subito rispedito al mittente: «Al momento, almeno sette Paesi sono pronti a ospitare un incontro tra i leader di Ucraina e Russia per porre fine alla guerra: Austria, Santa Sede, Svizzera, Turchia e tre Stati del Golfo. Eppure, Putin continua a prendere in giro tutti avanzando proposte consapevolmente inaccettabili», ha scritto su X il ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha, secondo cui soltanto «una maggiore pressione può costringere la Russia a prendere finalmente sul serio il processo di pace». E Zelensky spera di discuterne insieme a Trump, con l’idea di introdurre ulteriori sanzioni contro la Russia: «Domani (oggi, ndr) cercheremo di contattare il presidente Trump e ne parleremo», dice il presidente ucraino che, allo stesso tempo, fornisce un promemoria per The Donald: «Se Putin non si fosse seduto al tavolo dei negoziati ha detto che avrebbe risposto nel giro di alcune settimane. Per quanto ho capito, si tratta di due settimane, o al massimo tre». Le due settimane scadrebbero oggi...