Quello studente modello mormone fra videogame e armi di ogni tipo

Robinson, che ha ammesso di aver ucciso Charlie Kirk, è tornato a casa dopo l’omicidio. Invece di costituirsi voleva togliersi la vita
di Costanza Cavallisabato 13 settembre 2025
Quello studente modello mormone fra videogame e armi di ogni tipo

(Facebook)

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Una tavola calda nel deserto, una vita tra gole e canyon e sabbia e rocce rosse, i camionisti che hanno preso il posto dei vagabondi a bordo d’asino, i predicatori mormoni erranti che viaggiano con grosse croci anche nelle terre dei Navajo. La vita è così nello Utah, dove dicono che esistono solo due stagioni, una calda e ventosa, l’altra fredda e ventosa, e ieri il governatore dello stato Spencer Cox aveva il magone quando, durante la conferenza stampa a Salt Lake City, insieme con il direttore dell’Fbi Kash Patel, ha detto di aver pregato per un giorno e mezzo che il killer non fosse un suo concittadino e «invece era uno di noi». Un viaggio negli inferi.

Tyler Robinson ha 22 anni ed è un’epifania malefica: è americanissimo, è bianco, è di famiglia mormone, i genitori, sposati da 25 anni, hanno insegnato a maneggiare le armi e la canna da pesca a lui e ai suoi due fratelli fin da quando indossavano i calzoncini corti. Appassionato di videogame della Nintendo fin dai tempi del liceo, si era diplomato con ottimi voti alla Pine View High School di St.George ed aveva ottenuto una borsa di studio quadriennale per frequentare la Utah State University, che però ha lasciato dopo un semestre appena. In un video pubblicato su Facebook dalla madre, Amber, un’assistente sociale in un’azienda sanitaria no-profit, lo si vede leggere ad alta voce la lettera che gli offre la borsa di studio. All’esame di ammissione dell’ateneo era nell’un per cento dei candidati migliori. Si era registrato nelle liste elettorali pur senza aver mai votato. È antifascista.

Mercoledì è arrivato ad Orem, nella Utah Valley University, dopo tre ore e mezza di macchina da casa sua, nella contea di Washington, nell’angolo sud-occidentale dello Stato. È stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza vestito con una t-shirt bordeaux, pantaloncini chiari, un cappello nero con un logo bianco e scarpe chiare. Poi, banale tecnica di depistaggio, s’è cambiato: nelle foto condivise in seguito dall’Fbi indossa una maglietta nera, dei jeans e un paio di Converse blu. Ha imbracciato un vecchio fucile Mauser calibro 98 con un mirino e ha esploso un colpo soltanto da 180 metri di distanza. Ha agito da solo. Ucciso Charlie Kirk di fronte a una folla di tremila persone, Robinson si è calato dal tetto dell’edificio da cui ha sparato, ha attraversato il parcheggio del campus e si è nascosto in un’area boschiva nei pressi dell’università. Lì ha avvolto il fucile in un asciugamano e l’ha abbandonato in un cespuglio. Su ciascuno dei bossoli trovati insieme con l’arma ha inciso uno slogan: su una cartuccia ha scritto “Ehi, fascista! Prendi questo!” e tre frecce rivolte verso il basso, un simbolo comune utilizzato per rappresentare il movimento antifascista; “O bella ciao, bella ciao” su un’altra; su una terza “se leggi questo, sei gay LMAO (acronimo che sta per “laughing my ass off”, prosaicamente “mi ride il culo”).


«La sera dell’11 settembre - ha ricostruito il governatore dello Utah un familiare del giovane ha contattato un amico di famiglia, il quale a sua volta ha contattato l’ufficio dello sceriffo della contea di Washington informandolo che il ragazzo aveva confessato o lasciato intendere di essere stato lui a commettere l’omicidio». Secondo quanto riportato da un funzionario delle forze dell’ordine, sarebbe stato il padre di Robinson, Matt, un veterano delle forze dell’ordine in pensione, a identificare il figlio grazie alle foto diffuse dall’Fbi. A quel punto il genitore gli avrebbe intimato di costituirsi, ma il giovane avrebbe preferito togliersi la vita piuttosto che consegnarsi, ha scritto il New York Post, che ha citato fonti della polizia. Online qualcuno è riuscito a fare dello spirito: chissà se il padre avrà diritto alla ricompensa di 100mila dollari che il Bureau aveva annunciato per chi avesse aiutato a trovare il sospettato. Il 22enne è detenuto nel carcere della contea di Spanish Fork, nello Utah, il giudice istruttore Shawn Rice Howell gli ha negato la cauzione e non è ancora stato formalmente incriminato: le autorità hanno tre giorni per depositare i documenti in vista dell’udienza preliminare in tribunale. Robinson avrà la sua prima apparizione davanti a un giudice martedì alle 15 locali (23 in Italia). Secondo due fonti della Cnn, il presunto assassino non sta parlando agli inquirenti: «Si è rivolto a un avvocato». Le tre accuse iniziali sulla base delle quali è stato arrestato sono omicidio aggravato, sparo con arma da fuoco che hanno causato gravi lesioni personali e intralcio alla giustizia.

 
Il governatore Cox ha parlato di intento «politico» del gesto, evocando le immagini degli assassinii degli anni Sessanta, da John Fitzgerald Kennedy a Martin Luther King. E anche di evento «annunciato»: un familiare di Robinson ha riferito agli investigatori che, durante una recente cena di famiglia, il giovane aveva menzionato l’imminente evento dell’attivista 31enne nella Utah Valley e «avevano parlato del perché non gli piacesse e delle sue opinioni - ha informato Cox - Il familiare ha anche affermato che Kirk era pieno di odio e lo diffondeva». L’antifascismo americano ha attecchito anche lì, dove Jack Kerouac, mentre attraversava il confine tra il Colorado e lo Utah, scrisse di aver visto Dio nel cielo sotto forma di enormi nuvole di sole nel deserto, «che sembravano puntarmi il dito contro e dirmi: “Passa di qui e vai avanti, sei sulla strada per il paradiso”». L’antifascismo americano ha attraversato le città e i decenni: c’era nell’estate del 2020 nelle proteste del Black Lives Matter; c’era nel movimento No global degli anni Novanta, quando a Seattle dovette intervenire la Guardia Nazionale, era il 1999; c’era negli anni Sessanta con le Pantere Nere che alla non violenza preferirono la lotta armata. C’è oggi a New York, dove corre per la carica di sindaco Zohran Mamdani, il socialista che vuole “globalizzare l’Intifada”. Provate a dire che è colpa di Trump.