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Anniversario della primavera araba Ancora scontri e morti in Egitto

Un anno fa l'inizio delle proteste che hanno portato alla fine dei regimi in Tunisia e Libia. Si continua a combattere a piazza Tahrir

Nicoletta Orlandi Posti
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Nel primo anniversario dell'inizio della Primavera Araba si continua a spararare in Egitto. Esattamente un anno fa, a Sidi Bouzid, in Tunisia, un venditore ambulante - Mohamed Bouazizi - si dava fuoco in segno di protesta per le condizioni economiche del proprio Paese. L'uomo morì il 4 gennaio 2011, a causa delle ustioni riportate. Il 14 gennaio, la protesta popolare causò la caduta del regime di Ben Ali. A seguire, le rivolte in diversi Stati, come Libia, Algeria, Yemen, Siria ed Egitto. E proprio in Egitto, a piazza Tahrir al Cairo, oggi si contano altri morti negli scontri tra manifestanti e militari in piazza Tahrir: almeno sei  secondo fonti mediche presenti sulla piazza. Sette morti - Ieri sette persone erano sono state uccise da colpi di arma da fuoco durante gli scontri scoppiati al Cairo con i soldati. Tra le vittime, anche l'influente sceicco Emad Effat, un imam di Al-Azhar. Il religioso, che appoggiava le critiche dei dimostranti contro l'esercito e aveva emesso un decreto vietando ai fedeli di votare per ex membri del regime di Hosni Mubarak, è stato colpito al cuore durante la protesta davanti alla sede del governo. L'esercito nega - Gli scontri tra dimostranti e soldati proseguono al Cairo da giovedì sera, quando la polizia militare ha preso d'assalto un accampamento di manifestanti allestito tre settimane fa fuori dalla sede del governo per chiedere le dimissioni dei generali al potere. L'esercito nega di aver usato proiettili veri, ma molti testimoni hanno riferito il contrario. Secondo quanto riportano attivisti e dimostranti presenti, i soldati hanno picchiato le dimostranti donne con bastoni e lanciato dal tetto del Parlamento pietre e vetri contro la folla in protesta. Qualcuno riferisce di aver visto i soldati sparare dal tetto. Una donna è stata trascinata via per i capelli dai militari e gli stessi manifestanti hanno risposto alle violenze lanciando bombe molotov e pietre agli ufficiali di sicurezza, mentre scandivano lo slogan 'Basta con l'esercito'. "È piuttosto ironico che i soldati stiano lanciando pietre ai manifestanti dall'edificio del Parlamento, dove c'è una targa con su scritto che la democrazia significa dare il potere al popolo", ha urlato un attivista, Mostafa Sheshtawy. Immagini sequestrate - Dopo immagini diffuse da Al Jazira international sugli incendi in corso in piazza Tahrir e le cariche dei militari contro i manifestanti, soldati sono entrati in edifici della piazza sui cui balconi erano le telecamere di varie tv ed hanno sequestrato le apparecchiature. I militari hanno anche allontanato le ambulanze radunate vicino alla moschea di Omar Makhram, a ridosso di piazza Tahrir, ed arrestato tre medici di un ospedale da campo, secondo quanto riferisce il sito Ahram Online.

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