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Pedofilia sui bimbi indiani

"Chiesa pronta alle scuse"

Albina Perri
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Hanno forzato 150mila bambini indiani canadesi a entrare nelle scuole cristiane di Stato. E lì, hanno fatto subire loro molestie fisiche e sessuali. Tutti si sono scusati per quel crimine, portato avanti tra l'Ottocento e gli anni '70. Si aspettavano giusto le parole della Chiesa, e ora –pare- arriveranno pure quelle. Papa Benedetto XVI, infatti, si prepara ad ammettere il ruolo della Chiesa nella storia dei bambini indiani. Lo scrive oggi il New York Times citando Phil Fontane (nella foto), leader dell'Assembly of First Nations, l'associazione degli indiani canadesi. Lo scorso giugno il governo di Ottawa, che a suo tempo aveva finanziato le scuole, ha fatto mea culpa con una cerimonia parlamentare. Tremende testimonianze di quel che subirono i bambini sono state riportate, in quella cerimonia dell'11 giugno, davanti alla folla di membri delle "First Nations" stipata nelle tribune del Parlamento. Il primo ministro quel giorno ha detto: "E'stato un errore separare i bambini da culture e tradizioni ricche e vibranti; questo ha creato un vuoto in molte vite e in tante comunità. Di questo chiediamo perdono". Lo ascoltava tra gli altri la più vecchia dei circa 80.000 studenti delle scuole cristiane oggi viventi, Marguerite Wabano, che ha 104 anni. Poi hanno seguito l'esempio tre gruppi protestanti che gestivano alcune strutture scolastiche incriminate. All'appello mancava solo il Vaticano, responsabile della maggior parte delle strutture d'insegnamento. «Tutto ciò - ha detto  Fontaine - ha creato una tensione tra la Chiesa Cattolica e la nostra comunità. Le scuse della Santa Sede sono il pezzo mancante in tutta questa storia». Fontaine, che da ragazzo aveva frequentato una delle scuole e aveva subito abusi sessuali, ha detto che è stato invitato a incontrare il Papa in Vaticano il prossimo 29 aprile: potrebbe essere quella l'occasione per l'ammissione di responsabilità.

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