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Il Brasile si divide su eutanasia

per il caso di bimba idrocefala

Dario Mazzocchi
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Il caso di una bambina indigena di un anno e sei mesi, nata con una grave forma di idrocefalia, ha scatenato da qualche giorno in Brasile un serrato dibattito sull'eutanasia e lo scontro tra culture diverse: i genitori della piccola, dell'etnia yanomami, vorrebbero infatti rientrare nella foresta amazzonica dove abitano, per far morire la figlia a casa, ma la giustizia li ha bloccati, proibendo l'interruzione delle cure. A emettere il divieto allo stop delle cure è stata Luciana Gadelha, giudice federale della corte del capoluogo amazzonico, Manaus, sottolineano oggi i media brasiliani. Visto il quadro clinico “gravissimo” che interessa la piccola, che oltre all'idrocefalia soffre anche di tubercolosi e polmonite, i medici hanno confermato che per poter sopravvivere la bambina non può lasciare l'ospedale dove è ricoverata. Le autorità di Manaus hanno stabilito misure di sicurezza straordinarie all'ospedale, per evitare che i familiari tentino di prelevare la bambina con la forza.

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