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Afghanistan, la Ue sposa la linea "aiutiamoli a casa loro": respinti i profughi, "paghiamo qualcuno che se ne occupi"

Carlo Nicolato
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Dopo aver accolto centinaia di migliaia di immigrati economici, migranti cioè che non provengono da Paesi in guerra o in grave difficoltàe che di conseguenza non hanno alcun diritto di essere accolti, l'Europa non trova uno straccio di accordo per accogliere chi invece quel diritto ce l'ha per definizione e ce l'ha doppio perché in quella condizione abbiamo contribuito anche noi a mettercelo. Si parla di afghani ovviamente, e stavolta l'idea di fondo è quella di non commettere gli stessi errori fatti nel 2015: di aiutarli sì, ma di tenerli distanti abbastanza da non farli arrivare. «Gli Stati membri sono determinati ad agire congiuntamente per prevenire il ripetersi di movimenti migratori illegali su larga scala incontrollati affrontati in passato, preparando una risposta coordinata e ordinata» si legge nella bozza partorita ieri dal Consiglio straordinario dei ministri degli Interni.

 

 

I SOLITI FRUGALI
In particolare sono Austria, Repubblica Ceca che sostengono che gli afghani vanno sì aiutati ma a casa loro, cioè testualmente «devono rimanere lì». Ai due Paesi Visegrad, le cui posizioni in questione sono arcinote, stavolta si è aggiunta la Danimarca con il ministro per l'Immigrazione Mattias Tesfaye, che più di tutti ha invitato a «non fare gli stessi errori fatti nel 2015»: «Dobbiamo assicurarci» ha detto «che le persone abbiano ciò di cui hanno bisogno nei Paesi vicini. Le frontiere sono così importanti e non si può criticare i Paesi che difendono i confini». A furia di parlare degli «errori fatti nel 2015» ad Angela Merkel, che è la prima responsabile di quegli errori, devono essere fischiate le orecchie.

 

 

Ciò però non le ha impedito di sostenere che stavolta bisogna «dialogare con i nuovi padroni di casa», cioè i Talebani, un accortezza che non ebbe nel 2015 con il vecchio e tuttora padrone di casa siriano Assad. Per cercare di tamponare gli effetti «degli errori fatti nel 2015» all'epoca si arrivò anche a firmare un accordo, tuttora valido, con la Turchia alla quale sono stati dati fiumi di denaro per fermare il flusso dei migranti dalla Siria. Lo stesso modello, chiamato "siriano-turco" piace tanto alla Francia ed è la strada indicata dal ministro Gerald Darmanin secondo cui dunque val la pena che si paghi qualcuno in zona affinché si tenga gli immigrati. Sarà difficile che anche stavolta sia la Turchia ad accollarseli, lo ha chiaramente comunicato ieri il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu dicendo che «è molto importante che i cittadini afghani restino nel loro Paese». E se il messaggio non fosse abbastanza chiaro valga come avviso il muro appena terminato al confine con l'Iran, costruito appunto per fermare gli immigrati afghani.

 

 

LA BOZZA
Sostenendo che «l'Ue dovrebbe rafforzare il sostegno ai Paesi dell'immediato vicinato dell'Afghanistan per garantire che coloro che ne hanno bisogno ricevano un'adeguata protezione principalmente nella regione», la bozza ha cercato di ascoltare un po' tutti, ma alla fine non ha realmente accontentato nessuno e soprattutto non ha dato alcuna indicazione precisa. È quanto chiedeva ad esempio il Lussemburgo, con particolare riferimento ai reinsediamenti dei profughi. La bozza invece non è piaciuta proprio per niente alla Polonia che chiedeva si facesse esplicito riferimento anche al problema del traffico di migranti in arrivo dalla Bielorussia.

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