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Ucraina, la prova sul campo: perché all'Unione europea serve un esercito comune

Giuseppe Valditara
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Il 24 febbraio è cambiata la storia. In verità da tempo si avvertivano pesanti scricchiolii dell'ordine mondiale uscito dal crollo del comunismo. Intanto non esiste più un mondo unilaterale. Cina e Russia sono grandi attori sullo scacchiere internazionale non meno degli Usa, e molto più dell'Europa. Si è rivelato difficile e controproducente esportare la democrazia. Nel contempo la politica estera costruita sui principi supremi lascia il tempo che trova: negli equilibri internazionali a far paura è innanzitutto la forza militare e la determinazione ad usarla. Se tutto questo è vero si impone un sano realismo. Ma il realismo presuppone innanzitutto la difesa degli interessi nazionali. E la difesa degli interessi nazionali necessita innanzitutto di un forte esercito capace di dare muscoli alla politica estera. L'Italia ha una spesa militare di 29 miliardi di euro, la Russia di 65, l'Europa di 200. E tuttavia non esiste un esercito europeo. Da soli siamo irrilevanti, insieme possiamo essere la seconda potenza mondiale. L'unità dei popoli europei ha avuto nel corso di questi ultimi 20 anni tre nemici: gli Usa, la Russia, i governi e le élites culturali europei. Gli Usa hanno fatto di tutto perché l'euro non nascesse.

 

 

La Russia non conta molto di fronte a un'Europa unita, è un gigante e detta la legge del divide et impera davanti a tanti Stati europei medio piccoli, in lotta fra di loro. I governi delle élites culturali europei hanno fatto di tutto per uccidere le potenzialità dell'Europa. Sono stati loro, molto più di un Orbán, la vera causa dell'irrilevanza del nostro continente. Una nazione, se vuole contare, deve avere intanto un'identità, l'orgoglio del suo passato, un disegno strategico sul suo futuro.

 

 

Queste élites hanno pensato da una parte a generare una messe impressionante di regole minute che contribuiscono a rendere complicata la vita degli europei. Dall'altra parte hanno avuto come principale stella polare una concezione eccessiva dei diritti umani, tendendo a trasformare ogni narcisistico desiderio in un diritto da imporre a tutti gli altri. È dunque urgente una nuova Europa, che si occupi di cose serie. Per fare questo è urgente innanzitutto la creazione di un presidente dell'Unione. Per l'Italia la questione non è quella di contrastare l'Europa o di accettarla supinamente, ma di comprendere: a) quale modello di Europa sia più confacente ai nostri interessi nazionali; b) come saper essere rilevanti in Europa. E questa è la sfida che necessita di una politica e una classe dirigente autorevoli e mai sottomesse agli interessi altrui. 

 

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