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Sanzioni alla Russia, farsa-Ue: cinque paesi... quello che nessuno osa ammettere

Mario Dergani
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Neanche le cifre mettono d'accordo le forze politiche europee. Matteo Salvini rimane scettico sull'efficacia delle misure restrittive contro Mosca. Dopo aver consultato uno studio di Rony Hamaui su Lavoce.info, il segretario leghista osserva: «Leggevo i dati delle sanzioni alla Russia. È l'unico esempio al mondo in cui chi fa una sanzione soffre e chi è sanzionato incassa». Da Bruxelles ribattono che lo strumento funziona perché ha permesso di congelare 13,8 miliardi di euro di beni a oligarchi ed enti russi. Cifra considerevole, secondo il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, ma non ancora sufficiente.

«È molto, e devo dire che una parte molto grande, più di 12 miliardi, è stata congelata in soli cinque Paesi membri», ha spiegato Reynders nella riunione informale dei ministri della Giustizia a Praga. Ma «dobbiamo continuare a convincere altri Paesi a fare lo stesso, spero che nelle prossime settimane vedremo un aumento di questo tipo di procedura in tutti gli Stati membri», aggiunge il commissario.

 

 

 

DANNI COLLATERALI Il cronoprogramma è già avviato: «Abbiamo già avuto l'approvazione al Parlamento europeo e c'è il consenso al Consiglio. Quindi dopo la pausa estiva ci sarà l'approvazione in Consiglio e a ottobre presenteremo una direttiva. Stiamo andando molto veloce: avremo un'estensione della lista dei reati europei, tra cui l'elusione delle sanzioni e avremo una legislazione unica per organizzare le stesse procedure e lo stesso livello di sanzioni». A quel punto, «sarà possibile avviare procedure giudiziarie e confiscare i beni. E i soldi recuperati andranno in un fondo per l'Ucraina, per restituirli agli ucraini», spiega Reynders.

Comunque, ribadisce l'Alto rappresentante dell'Ue perla Politica estera, Josep Borrell, in un suo intervento sul quotidiano spagnolo Abc, «le sanzioni contro la Russia aiutano e stanno già colpendo duramente Vladimir Putin e i suoi complici. I loro effetti sull'economia russa aumenteranno nel tempo» con «shock significativi e crescenti che probabilmente non porteranno Putin a cambiare i suoi calcoli strategici nell'immediato futuro perché le sue azioni non sono guidate primariamente da logiche economiche. Tuttavia, costringendolo a scegliere tra burro e cannoni, le sanzioni lo bloccano in un cerchio sempre più stretto». Per chi volesse, le prove sono disponibili: «Qualcuno dirà, ma queste sanzioni incidono davvero sull'economia russa? La risposta è si. Perché mentre la Russia esporta molte materie prime, è anche costretta a importare molti prodotti ad alto valore aggiunto che non produce. In termini di tecnologie avanzate, dipende per il 45% dall'Europa e per il 21% dagli Stati Uniti, contro solo l'11% dalla Cina», spiega Borrell. «In campo militare, cruciale nel contesto della guerra in Ucraina, le sanzioni limitano la capacità della Russia di produrre missili di precisione come l'Iskander o il KH 101. Quasi tutte le case automobilistiche straniere hanno inoltre deciso di ritirarsi dalla Russia e le poche auto prodotte dai produttori russi saranno vendute senza airbag e cambi automatici», aggiunge.
 

 

 

TECNOLOGIE DEL FUTURO «L'industria petrolifera soffre non solo dell'abbandono degli operatori esteri, ma anche della difficoltà di accesso a tecnologie avanzate come la perforazione orizzontale. È probabile che la capacità dell'industria russa di attivare nuovi pozzi sia limitata. Infine, per mantenere il traffico aereo, la Russia dovrà ritirare dalla circolazione la maggior parte dei suoi aerei per recuperare i pezzi di ricambio necessari affinchè gli altri possano volare. A questo va aggiunta la perdita di accesso ai mercati finanziari, la disconnessione delle grandi reti di ricerca globali e la massiccia fuga di cervelli», evidenzia il capo della diplomazia Ue. «Quanto all'alternativa che la Cina offrirebbe all'economia russa, resta in realtà limitata, soprattutto per i prodotti high-tech. Finora, il governo di Pechino, fortemente dipendente dalle sue esportazioni verso i Paesi sviluppati, non ha permesso alla Russia di aggirare le sanzioni occidentali. Le esportazioni cinesi verso la Russia sono diminuite in proporzioni paragonabili a quelle dei Paesi occidentali», ha sottolineato Borrell.

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