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Gas, l'ultimo suicidio della Ue: come brucia altri 10 miliardi

Sandro Iacometti
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Ci risiamo. Accordo vicino, passi avanti, traguardo in vista. Poi salta tutto di nuovo. All'ultimo deludente vertice di Praga di venerdì scorso Ursula von der Leyen, a scanso di equivoci, aveva avvertito tutti prima di entrare: «Oggi non decideremo niente». Che di fronte all'emergenza in atto non è proprio il massimo. Però, si vociferava tra le solite fonti Ue, sarà l'occasione per mettere tutte le carte sul tavolo e poi una soluzione si troverà. Stadi fatto che tra tetto parziale ai prezzi, corridoio dinamico, dialogo con i fornitori e altre mille sfumature, il percorso si è fatto incerto e confuso. Al punto che Mario Draghi, raccontano dei retroscena che il premier non ha mai smentito, si sarebbe rivolto direttamente alla stessa presidente della Ue e ai premier di Germania e Olanda accusandoli di aver perso sette mesi preziosi a cincischiare su una soluzione che si poteva trovare prima dell'estate e ci avrebbe fatto risparmiare palate di quattrini.

 

 

 

IL TEMPO NON È GRATIS

Già, perché il tempo non è gratis. E ogni giorno in più che passa con i prezzi di gas ed elettricità a questi livelli esorbitanti costa a famiglie e imprese una fortuna. Quanto? Fare due calcoli non è difficile. Secondo la Cgia di Mestre la mazzata complessiva che gli italiani dovranno sostenere nel 2022 per pagare la bolletta di Putin sarà di 127 miliardi aggiuntivi rispetto al 2021. Fanno circa 350 milioni che escono dalle nostre tasche ogni 24 ore in attesa di una qualche contromossa europea che continua a slittare all'infinito. Eh sì, perché all'ultimo summit, tra lo sconforto generale, si era stabilito che l'appuntamento decisivo sarebbe stato quello del consiglio europeo, stavolta non più informale, del 20 e 21 ottobre. Certo, bisogna aspettare altri 10 giorni. D'altra parte, quale migliore occasione di un incontro già calendarizzato ed ufficiale, da cui bisogna uscire con uno straccio di testo pubblico, tra tutti i capi di governo della Ue? Bene. Ieri si è appreso, però, che la palla è tornata al consiglio europeo dei ministri dell'energia. Ricordate? È quello che un paio di mesi fa ha gettato la spugna dicendo che toccava alla commissione Ue elaborare delle proposte e ai premier approvarle. Ebbene, l'ultima versione della telenovela è che la von der Leyen presenterà, lo ha detto lei, delle proposte tra due settimane. Ma il pacchetto finirà sul tavolo dell'ennesimo consiglio straordinario dell'energia che sarà convocato dalla presidenza ceca, udite udite, a novembre. Insomma, tra summit, rimpalli e controvertici passerà, se tutto va benissimo, almeno un altro mese. Che per noi, in moneta sonante, fanno altri 10 miliardi di extracosti buttati via così, senza motivo.

 

 

 

GLI AIUTI A SPESE NOSTRE

Tanto per essere chiari, il governo a causa dei rincari dell'energia ha già usato per gli aiuti nel 2022 66 miliardi provenienti in gran parte dall'Iva pagata in più dai cittadini per colpa dell'inflazione, che è causata in gran parte proprio dall'impennata del prezzo del gas. Il giochino può continuare finché non avremo più un centesimo in tasca. Poi? Ieri persino il pacato Sergio Mattarella si è spazientito, e seguendo l'esempio di Draghi, ha sentito il bisogno di strigliare la Ue che «fatica a esprimere una politica di solidarietà e di coesione sulle conseguenze economiche e sociali di questa guerra». Per quante critiche possa ricevere, però, la Germania, che è ormai diventato il principale scoglio da superare, non sembra intenzionata a fare nessun passo, neanche di lato. Nel pomeriggio è iniziata a circolare la voce che Berlino avesse aperto non al tetto, ma quantomeno alla possibilità di mettere debito in comune, come fatto col Covid e come chiesto di recente dai due commissari Gentiloni e Breton (proposta subito bollata da Bruxelles come un'idea personale e non vincolante). Evviva. Eppur si muove. L'entusiasmo è durato il tempo di qualche ora. Intanto si è appreso che al massimo si sarebbe parlato di prestiti e non di sovvenzioni. Poi, così come una fonte aveva rivelato l'apertura di Olaf Scholz, un'altra fonte poco dopo ha puntualmente smentito che la cosa sia mai frullata nella testa del Cancelliere: «Tali piani non sono noti al governo». Insomma, oltre al danno pure la beffa. 

 

 

 

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