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Christine Lagarde, anche le banche si ribellano a lady Bce

Sandro Iacometti
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Grazie agli attacchi del governo Christine Lagarde è riuscita persino a trovare qualche sostenitore. Nessuno che la difenda veramente nel merito delle scelte di politica monetaria, intendiamoci. Ma dopo l'articolo di qualche giorno fa sul Sole 24 Ore dell'economista Donato Masciandaro, secondo cui la presidente della Bce sta sbagliando tutto sul fronte della comunicazione, ma non può essere criticata per la scelta di combattere l'inflazione alzando i tassi, ieri anche Veronica De Romanis si è schierata al fianco della banchiera centrale in un intervento su La Stampa.

Pure la docente della Luiss si è ben guardata dall'esprimere apprezzamenti per le mosse della Lagarde, limitandosi, come del resto Masciandaro, a sottolineare che gli appunti che le sono stati rivolti dalla politica sono confusi e contradditori. E non tengono conto di una serie di questioni tecniche che caratterizzano le dinamiche monetarie e inflazionistiche.

Distinguo sofisticati e un po' snob (gli economisti rivendicano più che altro l'esclusiva nel mettere in discussione la Bce) che non frenano però l'insofferenza verso le mosse della Lagarde, che inizia ad allargarsi anche all'economia reale. Dopo le critiche arrivate da Confindustria, con il presidente Carlo Bonomi che qualche settimana fa aveva definito «in ritardo e troppo restrittivo» l'approccio della Banca centrale europea, ad aprire il fronte degli imprenditori ieri, con un'intervista al Messaggero, ci ha pensato Flavio Cattaneo.

 

 

 

COLPO FATALE
Per il vicepresidente esecutivo di Italo e fondatore di Itabus «una ulteriore stretta da parte della Bce sui tassi ci porterà quasi certamente alla recessione.
Per famiglie e imprese sarebbe un colpo fatale, considerando il peso delle bollette e un costo della vita cresciuto a dismisura». Oltre all'aumento dei tassi Cattaneo critica anche la scelta di ridurre gli acquisti dei titoli di Stato. «Il combinato disposto di queste due decisioni rafforza lo sconcerto», spiega il manager, «una comunicazione drastica e repentina di cambiamento di direzione nell'utilizzo del Quantitave easing, associata alla decisione di aumentare ancora i tassi, crea una certa apprensione anche perché si inserisce nel quadro di una situazione economica già debole che in questo modo rischia di indebolirsi ulteriormente». Inoltre, per Cattaneo la decisione di stabilire nuove regole perla concessione del credito «che vede richiedere maggiori requisiti di capitale per gli affidamenti, è sicuramente la più grave e provocherà una forte e ulteriore stretta creditizia recessiva». Insomma, le sceltedi madame Lagarde bocciate su tutta la linea. J Pur difendendo l'indipendenza della Bce, che è «un valore» e non va messa in discussione, dopo l'intervista al Sole 24 Ore,è tornato a manifestare la sue perplessità anche Antonio Patuelli. «La Bce», ha premesso il presidente dell'Abi in un'intervista ad Avvenire èperaltro una delle banche più prudenti: l'anno scorso ha aumentato i tassi nella misura più limitata, al 2,5% contro il 4,5% della Fed, e mai l'ha fatto fra le prime. È inoltre fra le più collegiali, in omaggio alla sua definizione completa che è Bce-Sebo, ovvero sistema europeo delle banche centrali: è come un condominio. E ha una forte tra sparenza nel processo decisionale, tanto che pubblica le minute dei dibattiti del suo consiglio».

 

 

MODELLI MATEMATICI
Questo non toglie, preci sa però Patuelli, che le ban che centrali facciano previ sioni su «modelli matematici che a volte sono superati dai fatti in continua evoluzione. A oggi non c'è una decisione su futuri rialzi, ma una riflessione in corso. E allora riflettiamo: il quadro è sensibilmente muta to, a partire dai prezzi del gas in forte discesa, come per altre materie prime». La sostanza è che forse la testardaggine sui rialzi non è più così giustificata come qualche mese fa. Ed «esprimere un'opinione sulle mosse future non è una critica, ma è intervenire in un dibattito che è giusto che ci sia», conclude il capo dell'associazione bancaria. Va dritto al punto, senza troppi giri di parole, invece, Maurizio Gasparri. Per il vi cepresidente del Senato, «al di là delle ipocrisie che ammantano la banca centrale con la sua autonomia, tutti sanno che la Lagarde non passerà alla storia per il suo operato. L'aumento dei tassi rischia di creare nuovi danni. La Bce eviti nuovi errori e altri danni all'economia del Continente». 

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