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Eco-follie in Europa, così la sinistra vuole uccidere i nostri agricoltori

Greta Thunberg

Carlo Nicolato
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Trattori contro Greta Thunberg, uno a zero. Il primo parziale risultato della partita di Strasburgo tra allevatori e ambientalisti, lavoratori e fondamentalisti, in sostanza tra destra e sinistra, è andato ai primi con il primo parziale colpo contro la famosa «legge sul ripristino della natura», quella il cui passaggio, secondo la pasionaria del nord, determinerebbe il confine tra la vita e la morte di «un numero indefinito di persone». Ieri si votava in realtà per qualcosa di meno ambizioso, ovvero per la direttiva sulle emissioni industriali, per quella sulle discariche di rifiuti e per l’esclusione del settore dei bovini dalla direttiva sulle emissioni industriali. Su quest’ultimo punto si è svolta la sfida, ed è stata una debacle per la Commissione che ha dovuto incassare lo scontato voto contrario dei gruppi di destra ma anche di quello del Partito popolare europeo e di qualche deputato di Renew Europa.

 

 

EMISSIONI - La Commissione aveva chiesto di includere nella nuova normativa gli allevamenti intensivi, considerati i principali responsabili di alcune tipologie di emissioni, in particolare di ammoniaca e del metano. Secondo le stime la misura sugli allevamenti industriali avrebbe interessato meno del 2% degli allevamenti bovini più inquinanti dell’Ue, mentre i dati dello European Environmental Bureau parlavano di circa il 13% degli impianti europei. I deputati alla fine hanno votato per mantenere le norme in vigore che coprono gli allevamenti di suini con più di 2000 posti (oltre 30 kg), o con più di 750 posti per scrofe, e quelli di pollame con più di quarantamila posti, ma ha escluso di estendere il regime anche agli allevamenti di bovini. Per l’esponente leghista Rosanna Conte «la direttiva, per come era stata concepita dalla Commissione europea, era un attacco diretto ai nostri allevatori, che avrebbero rischiato di chiudere le loro attività, in particolare i più piccoli, con un taglio alla produzione fino al 20%». Oggi invece all’Europarlamento si vota per il pacchetto principale delle misure, uno dei pilastri della politica green della Commissione europea la cui eventuale bocciatura potrebbe significare il crollo di tutto il discusso e discutibile castello costruito dal duo Von der Leyen - Timmermans. La legge si pone il teorico obiettivo di ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione e il 15% dei fiumi, prevede entro la stessa data la realizzazione di elementi paesaggistici ad alta biodiversità su almeno il 10% della superficie agricola utilizzata ed entro il 2050 si pone l’obiettivo di recuperare tutti gli ecosistemi che necessitano di azioni di ripristino.

 

 

TONI APOCALITTICI - Per gli ambientalisti si tratta di una specie di ultima chiamata per la salvezza del pianeta, per gli altri di una follia totale, non solo irrealizzabile e perlopiù inutile in funzione degli obiettivi che vuole raggiungere, ma anche fortemente dannosa per l’agricoltura e il benessere del nostro continente. «Ingannando i cittadini con il pretesto della tutela all’ambiente questa Ue continua nella sua folle corsa verso la distruzione e la criminalizzazione di un intero comparto agricolo italiano ed europeo, fiore all’occhiello della salvaguardia e della tutela della natura. Così facendo, per l’Italia vorrebbe dire perdere circa 1 milione e 250mila ettari attualmente coltivati, l’equivalente dell’intera superficie della Lombardia, con conseguente perdita di produttività, sicurezza alimentare e ulteriori aumenti dei costi per i cittadini» ha fatto notare tra gli altri l’eurodeputato Pavese della Lega, Angelo Ciocca.

IN BILICO - Il voto è fortemente in bilico, basti pensare ai 44 voti a favore e ai 44 contrari con cui la Commissione Ambiente (Envi) ha bocciato il testo di compromesso sulla proposta della Commissione Ue lo scorso 27 giugno. Tra i contrari peraltro ci sono anche la maggioranza degli eurodeputati del Ppe, cioè del partito che garantisce la maggioranza dalla Commissione, con il capogruppo Weber che ieri ha ribadito di aver chiesto a Timmermans, «di presentare un’altra proposta». «Dobbiamo cercare di raggiungere gli obiettivi insieme agli agricoltori, insieme alle aree rurali e alle imprese che lavorano in queste aree» ha aggiunto Weber che si è preso del traditore dai socialisti. «Il Partito popolare europeo sta facendo orecchie da mercante, si sta unendo ai negazionisti del cambiamento climatico e questa è una grave responsabilità che dovranno pagare» ha detto la spagnola Iratxe Garcia Perez. Nella giornata di oggi la palla passa all’aula del Parlamento europeo nella quale probabilmente l’ago della bilancia sarà rappresentato dal voto dei deputati di Macron.

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