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L'Ue "processa" l'Italia perché salva i migranti: chi arriva a Lampedusa

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Daniele Dell'Orco
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L’emergenza migranti verso l’Europa riguarda principalmente tre direzioni: la dorsale orientale dell’Unione Europea, la rotta balcanica e il Mediterraneo centrale. Per sostenere la Polonia a reggere la pressione bielorussa, Bruxelles ha praticamente legalizzato i respingimenti di massa; per gestire l’ingorgo in Bosnia ha versato a Sarajevo quasi un miliardo in 10 anni (che sono in buona parte spariti nel nulla, ma questa è un’altra storia); all’Italia, invece, alle prese con una crisi migratoria con pochi precedenti, ha deciso di mandare gli avvocati.

Una task force di legali Ue, infatti, guidata dal presidente del Consiglio nazionale forense, l’ex magistrato Francesco Greco, visiterà l’hotspot di Lampedusa giovedì 28 settembre, accompagnata dal procuratore della Repubblica di Agrigento, Giovanni Di Leo, dal prefetto Filippo Romano e dal questore Emanuele Ricifari. L’obiettivo principale è di fornire assistenza legale e supporto ai migranti più vulnerabili: «Gli avvocati - dice il Presidente del Cnf Greco, a capo della delegazione di dodici avvocati esperti in diritto dell'immigrazione e in diritto d'asilo proveniente da Francia, Spagna, Olanda, Irlanda, Polonia, Grecia e Cipro - si occupano tutti i giorni della tutela dei diritti. La nostra attenzione rispetto a quanto sta accadendo a Lampedusa non significa che bisogna rinunciare al controllo del territorio e al controllo dei nostri confini. Questo è un compito che riguarda il governo, il legislatore e le istituzioni europee. Il tema che vogliamo portare all’attenzione riguarda le condizioni umane in cui i migranti sono costretti a vivere non per scelta, ma per necessità, per fuggire da condizioni di vita drammatiche». Interpellato da Libero, Greco non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni sul tema.

 

 

 

SFORZO IMMANE

A giudicare dallo sforzo straordinario che stanno compiendo i membri della Croce Rossa e Ignazio Schintu, direttore operazioni emergenze e soccorsi della CRI, che gestisce l’hotspot di Lampedusa, dalle operazioni di salvataggio compiute dalla Guardia Costiera e dai continui appelli del governo Meloni affinché l'Ue dia una mano concreta, l’Italia sta davvero facendo l'impossibile. Anche per garantire agli stessi migranti, che mercoledì sono stati protagonisti di una rivolta che ha richiesto l’intervento delle forze dell'ordine, l'accoglienza migliore possibile, commisurata però al rispetto delle leggi e all’incredibile mole di persone che ogni giorno si riversa sulle coste siciliane approfittando delle ultime finestre di bel tempo. L’hotspot di Lampedusa è concepito per 400 ospiti, ma quando come tre giorni fa si arriva a oltre 7mila la gestione della marea umana diventa un’impresa (il personale della Croce Rossa sforna 5mila pasti al giorno e si occupa di assistere i più vulnerabili). Logicamente, tra tantissime persone ci sono anche diverse teste calde. E la ressa si crea anche solo per il timore di rimanere senza cibo o il tentativo di scalzare gli altri per salire prima sui bus per i trasferimenti.

 

 

 

LENTE D’INGRANDIMENTO

Insomma, l’Italia al momento avrebbe bisogno di tutto tranne che della lente d'ingrandimento dell'Ue su una situazione che è ben oltre il limite proprio per via della mancanza di supporto concreto. Perché invece, al contrario, con le chiacchiere sono tutti solidali: «L’Italia ha il nostro pieno supporto politico» sulla questione Lampedusa, «stiamo lavorando con Roma dal punto di visto finanziario e operativo», ha detto appena poche ore fa la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, in merito all'emergenza flussi di questi giorni. La Germania, invece, come noto, ha perlomeno palesato il suo vero volto sospendendo temporaneamente l'ammissione volontaria dei richiedenti asilo provenienti dall'Italia, inviando a Roma un esplicito "affari vostri". A Berlino però le task force di avvocati non le manda nessuno.

 

 

 

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