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Ue, la lettera a Ursula von der Leyen: "Non si può stare con Israele"

Carlo Nicolato
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Si definiscono un «gruppo dello staff della Commissione europea», di fatto dipendenti a libro paga delle istituzioni e in quanto tali profumatamente pagati per contribuire imparzialmente al lavoro della stessa, per approfondire, studiare, analizzare, insomma per scrivere le leggi comunitarie.

Ebbene questo gruppo di funzionari ha scritto venerdì scorso una lettera a Ursula von der Leyen per protestare contro la posizione di «sostegno incondizionato» a Israele che la presidente della Commissione ha manifestato fin dalle prime ore successive al barbaro attacco di Hamas. La lettera, che è stata inviata alle delegazioni Ue in tutto il mondo e ha ricevuto il sostegno di ben 843 dipendenti, solo di passaggio condanna fermamente «l’attacco terroristico perpetrato da Hamas contro civili indifesi», e lo fa «a titolo personale». Condanna anche la «perdita di vite umane e la presa degli ostaggi», ma a livello certamente meno personale è l’attacco feroce ad Israele che ne segue e che rischia di diventare, e in effetti lo diventa, una difesa più o meno involontaria di Hamas.

È una condanna contro la «reazione sproporzionata» che viene definita un «crimine di guerra» così come «considerano molti osservatori», secondo una consunta espressione generalmente priva di alcun fondamento. In particolare, dice il gruppo di cui sopra attaccando direttamente la von der Leyen, «siamo preoccupati per il sostegno incondizionato della Commissione che lei rappresenta a favore di uno dei due partiti», cioè di Israele.

 

Come se lo scontro tra Israele e Hamas fosse in sostanza una partita di calcio e l’Unione europea, svuotata della sua identità politica occidentale, dovrebbe avere solo il ruolo di arbitro. Questo punto viene sottolineato più volte in seguito quando si spiega che ci si sarebbe aspettato che l’Istituzione «avrebbe sostenuto i suoi principi fondanti di pace, giustizia e diritti umani e si sarebbe opposta fermamente alla loro violazione», la quale, sia chiaro, secondo tali funzionari non è avvenuta per mano di Hamas, bensì di Israele.

VALORI
Insomma l’Unione europea stando dalla parte di Israele sarebbe venuta meno nell’onorare il suo ruolo di «faro della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto» nonché di premio Nobel per la pace nel 2012. «Difficilmente riconosciamo i valori dell’Ue in quella che sembra un’indifferenza dimostrata, nei giorni precedenti, dalla nostra Istituzione nei confronti del massacro di civili in corso nella Striscia di Gaza, in spregio ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale» dice la lettera dimenticando il massacro iniziale di 1.400 civili israeliani, donne, bambini e neonati. Anzi, si fa presente che «un ospedale è stato bombardato con molte vittime» e la lettera, va ricordato, è datata venerdì 20 ottobre, quando era già palese che il razzo che ha colpito tale ospedale non era israeliano. Ma la verità evidentemente non interessa a questi funzionari, semplicemente l’Unione europea non può stare dalla parte di Israele, nemmeno può illuminare gli edifici della Comunità con la bandiera israeliana in quanto si tratta di “sostegno espresso in modo incontrollato”. Anche perché, dicono, «se Israele non si ferma immediatamente, l'intera Striscia di Gaza e i suoi abitanti verranno cancellati dal pianeta».

 

 

DOPPIO STANDARD
Si parla poi di «doppio standard» paragonando l’Ucraina alla Palestina, e qui la critica del gruppo di funzionari si fa, se possibile, ancora più politica. «Non possiamo restare osservatori silenziosi» prosegue la lettera, «quando l’Istituzione che lei rappresenta come Presidente non solo non è stata in grado di fermare la tragedia palestinese che si svolge da decenni in piena impunità, ma con le sue recenti azioni e posizioni sfortunate sembra dare mano libera all’accelerazione e alla legittimità di un crimine di guerra nella Striscia di Gaza». Scopriamo dunque che la Commissione, oltre a essere in qualche modo responsabile dell’intero decennale conflitto mediorientale, sta contribuendo, con la sua «posizione partigiana», ad ampliare «il divario tra l’Europa e il mondo musulmano, dentro e fuori i confini dell’Unione, nonché ad accrescere i sentimenti di antisemitismo». 

E ciò «è pericoloso», sottolineano i funzionari, «anche per il personale dell’Ue nelle sedi centrali e nelle delegazioni» e per il fatto che «favorisce l’emergere di ideologie che hanno influenzato generazioni di europei prima di noi e che i Padri fondatori dell’Europa hanno cercato di sradicare proprio in questo modo». Un allarme, quest’ultimo, riferito ai movimenti di destra che non poteva non mancare in tale bailamme ideologico. Seguono vari consigli non richiesti su come risolvere il conflitto, segno che evidentemente i funzionari Ue ritengono di formare la quarta istituzione politica dell’Unione, dopo Commissione, Consiglio e Parlamento. 

Definitivo il commento dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza secondo cui il fatto stesso che dei dipendenti che si presumono terzi «si permettano di criticare così aspramente le legittime prese di posizione di un vertice politico, ergendosi a custodi dei valori europei, è significativo del degrado in atto nelle istituzioni comunitarie». «Se proiettiamo questo atteggiamento sulle centinaia di provvedimenti legislativi che transitano dagli uffici della Commissione» ha aggiunto Fidanza, «possiamo ben immaginare quanto influisca sulla loro stesura l’orientamento politico così evidente di questi funzionari».

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