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Ue, l'ultima tassa verde: ecco come ci spennano, 100mila posti a rischio?

Ursula Von der Leyen

Alessandro Gonzato
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Siamo alla frutta, ma non a quella confezionata. Be’, ci rimane la verdura. Sì, ma non quella in busta, perché la sinistra s’è messa in testa l’ennesima idea meravigliosa: vuole vietarci anche le confezioni d’insalata, o ben che vada aumentarne i costi di produzione e vendita. Altra stangata.  

L’ultima euro-follia porta ancora una volta la firma del gruppo socialdemocratico, che in Italia significa Pd. Oltre ai Dem, protagonisti del misfatto anche i 5Stelle. Se oggi, di colpo, il regolamento “perla riduzione dei rifiuti da imballaggio” votato ieri a Bruxelles diventasse operativo, oltre allo stop alle confezioni di frutta e verdura da meno di un chilo, scatterebbe anche quello all’interno dei circuiti di ristorazione e dei fast-food - a piatti, posate e bicchieri di plastica. Ci rimarrebbe l’acqua. Ma dalla pratica del riciclo di bottiglie - l’Italia è leader in Europa per riciclo di imballaggi, il 73% - si passerebbe a quella del riutilizzo, il che oltre a costare un occhio della testa suscita una certa repulsione. In pratica non dovremmo più buttare le bottiglie nel bidone della plastica, ma le stesse, secondo una logica bislacca dai contorni ancora foschi, andrebbero riconsegnate al negoziante, che intanto è stato costretto è vendercela a prezzo maggiorato tramite una “cauzione”.

 

IL MECCANISMO - E poi? Dopo la riconsegna non si capisce se in cassa o in un apposito macchinario, altri soldi per piazzarli e mantenerli - ci verrebbe consegnata la differenza secondo la logica del “vuoto a rendere”. Quindi via alla disinfezione e al ricondizionamento della bottiglia, che dovrebbe essere costruita con una plastica più resistente - si capisce- e dunque più costosa e inquinante, e dalla stessa bottiglia berrebbero milioni di persone. Entro il 2050 scatterebbe l’obbligo del riutilizzo di almeno il 50% degli imballaggi. Il 10% già entro il 2030, e il 20 entro il 2040.

Stando ai numeri del Consorzio nazionale imballaggi (Conai), sono 7.257 le aziende potenzialmente coinvolte dal regolamento europeo (dati 2022), per un totale di 109.491 lavoratori, parte di questi a rischio. «L’introduzione del deposito cauzionale», questa la posizione ribadita per mesi dal Conai, «sarebbe una duplicazione inutile di costi economici e ambientali. Andrebbe ad affiancare, senza sostituirsi in tutto, alla raccolta differenziata tradizionale. Il deposito cauzionale», sottolinea Conai, «comporterebbe la necessità di distribuire capillarmente circa 100mila “reverse vending machine” (le macchinette per la restituzione, ndr), per un investimento iniziale di circa 2,3 miliardi e un costo di gestione di 350 milioni».

L’euro-scempio è stato approvato dalla Commissione Ue per l’Ambiente con 56 voti favorevoli e 23 contrari. Cinque gli astenuti. Tra i favorevoli, rullo di tamburi, l’eurodeputata dem Alessandra Moretti e Mercedes Bresso, ex governatrice del Piemonte, sempre del Pd. Tra gli astenuti, altro dem, Achille Variati. Anche la grillina Maria Angela Danzì vuole lo stop all’insalata in busta e al riciclo delle bottiglie. Dalla crociata iper-ambientalista si salvano le bottiglie di vino, il cui riuso era già stato escluso nel testo preparato dalla relatrice.

Il testo della nuova norma, dicevamo, non è quello definitivo, perché deve passare ancora dal voto della sessione plenaria di novembre (dal 20 al 23) e dal negoziato col Consiglio Ue. Sennonché la presidenza di turno dell’Unione, fino al 31 dicembre spagnola, preme sull’acceleratore. Il semestre successivo, che porterà alle elezioni, avrà la presidenza belga, determinata a far passare la norma entro fine legislatura. Il Pd vota l’euro-stangata.
Ma il Pd, incredibilmente (ma neanche tanto) un minuto dopo averla votata sembra pentirsi: «Questo non è il testo definitivo, che sarà votato in plenaria, quando ribadiremo la nostra posizione per un approccio che prende in considerazione gli investimenti e i risultati del nostro Paese nel riciclo», affermano Moretti e Variati, «approccio che non è presente nel testo approvato oggi in Commissione». Protesta il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: «Il voto conferma le nostre preoccupazioni. Si continua ad andare verso un sistema che non valorizza il modello vincente italiano, ma che lo mette a rischio. Continueremo a battagliare per difendere le ragioni di una filiera innovativa, che supera i target Ue con diversi annidi anticipo».

 

 

LA BATTAGLIA - Tuonano gli eurodeputati di Fdi, Nicola Procaccini (co-presidente del gruppo dei Conservatori), Pietro Fiocchi e Carlo Fidanza: «Questo voto segna un punto a favore della deriva ultra-ambientalista che stiamo combattendo da inizio legislatura. Ancora una volta le sinistre rosso e gialle colpiscono famiglie e imprese». Le leghiste Silvia Sardone, Gianna Gancia e Annalisa Tardino denunciano un «danno enorme nel settore del packaging e della filiera agroalimentare». Arriva il commento di Antonio D’Amato, presidente dell’European Paper Packagking Alliance ed ex presidente di Confindustria: «Desta molta preoccupazione che in un momento di grave crisi dell’economia reale e tensione geopolitica prevalga ancora un approccio ideologico sui temi ambientali, pur in presenza di dati scientifici certificati che dimostrano chiaramente che l’opzione del riuso è negativa per l’ambiente, rispetto al monouso in carta, sia dal punto di vista di maggiori emissioni di Co2 che di consumo d’acqua».

La sinistra vuole vietare anche l’uso di sostanze usate per rendere ignifughi o per impermeabilizzare gli imballaggi, in particolare quelli alimentari in carta e cartone. Coldiretti, oltre ai «rischi sanitari», evidenzia quelli sul carrello della spesa, «dove i prodotti di quarta gamma (frutta e verdura in busta, ndr) sono entrati nelle abitudini degli italiani». Costano meno di quelli sfusi. «Il pericolo», aggiunge Confindustria, «è di ridurne il consumo, già calato del 10% per la frutta e del 6 per gli ortaggi, nel primo semestre 2023». Ci rimane il vino. E ne sentiamo il bisogno. 

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