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Ursula von der Leyen sotto attacco: chi può farla saltare

 Ursula von der Leyen

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Ursula von der Leyen è in bilico. La sua candidatura bis alla Commissione europea ora ha bisogno non solo del sostegno di Giorgia Meloni ma anche dei suoi che invece le hanno voltato le spalle. Nelle ultime 48 ore infatti è cambiato tutto. La sua riconferma alla presidenza è tutt'altro che sicura perché quelli che dovrebbero essere nella sua coalizione non l'hanno sostenuta.

Al congresso di Bucarest, "dove correva come unica candidata", si legge su La Stampa, "ben 89 delegati hanno votato contro, altri 10 hanno infilato nell'urna una scheda nulla e quasi cento tra quelli regolarmente registrati al congresso hanno scelto di non votare. Secondo una fonte presente al congresso, il regista occulto dei franchi tiratori sarebbe stato Manfred Weber, il presidente del Ppe, che cinque anni fa fu sacrificato per far posto a von der Leyen. A pesare sul risultato di Bucarest è stata la decisione di Weber di evitare l'elezione per acclamazione, preferendo un voto segreto che nascondeva insidie".

 

 

E poi ci sono due pesantissimi segnali da Parigi e da Berlino "che potrebbero mettere in discussione persino il sostegno in Consiglio e non solo il successivo voto in Parlamento". Thierry Breton, commissario al Mercato Interno dell'esecutivo von der Leyen, vicinissimo a Macron, ha precisato in un post pubblicato sui social che Ursula "è stata messa in minoranza dal suo stesso partito" e si è domandato: "È possibile affidare nuovamente la gestione dell'Europa al Ppe per altri cinque anni, vale a dire 25 anni consecutivi?".

E attenzione, Breton è considerato "l'uomo del presidente" in Europa. E questo suo affondo viene letto come un "pizzino" dello stesso Macron alla von der Leyen. Della serie, il suo sostegno non è affatto scontato. 

 

 

Nel suo Paese, la Germania, Ursula è stata attaccata dal ministro delle Finanze Christian Lindner, liberale, che "ha atteso la nomina del Ppe per sparare a zero sulla sua connazionale e in particolare sulla sua linea in merito alla messa al bando dei motori termici per le auto. 'Come presidente della Commissione – ha scritto anche lui in un post su "X" – Ursula von der Leyen è a favore della burocrazia, del paternalismo e dei divieti tecnologici. L'Europa ha bisogno di meno von der Leyen e di più libertà'".

Insomma, il sostegno di Parigi e Berlino non è più incrollabile.

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