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Mario Draghi, FdI frena: "Attenti a chi entra Papa ed esce cardinale"

Tommaso Montesano
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Va a finire che Mario Draghi diventa il candidato ufficiale per la futura Commissione Ue solo dei liberali di Renew Europe. Ovvero i “macroniani”. I discepoli del presidente francese, per intenderci. Lui, il capo dell’Eliseo, pur tifando per l’ex premier italiano, ieri ha dovuto tirare un colpo di freno per non bruciare quello che comunque considera il “suo” nome. Anzi, un suo «amico formidabile, immenso». Ma ora è davvero troppo presto per gettare nella mischia Draghi. «Non si fa politica così...», ha risposto Macron a margine della riunione a Bruxelles proprio di Renew in vista del Consiglio di martedì prossimo, a domanda sul possibile ingresso dell’ex governatore di Bankitalia sulla poltrona più alta di Palazzo Berlaymont. 

«Le nomine si fanno dopo il voto, bisogna prima convincere i cittadini», ha frenato il numero uno francese, attento a non scoprire le carte. Sia perché i sondaggi non sono favorevoli alla sua creatura politica, sia perché la distribuzione degli incarichi sarà il frutto di un complicatissimo incastro tra i risultati elettorali delle famiglie politiche Ue e gli equilibri tra le nazionalità. Una cautela condivisa da Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia: «Il presidente della Commissione non sarà eletto prima di settembre, è davvero prematuro parlarne. E questi giochi rischiano di bruciare i nomi». Così il giorno dopo il clamore suscitato dalle parole di Draghi - che ha anticipato alcuni contenuti del suo report sulla competitività europea che sarà finalizzato a giugno, dopo le elezioni europee - all’ex capo del governo italiano resta il sostegno convinto solo del drappello centrista che in Italia è rappresentato da Carlo Calenda e Matteo Renzi.

URNE DA RISPETTARE
Ieri, dopo le frasi di circostanza di martedì, è arrivato lo stop di Fratelli d’Italia. «Questa operazione di continuare a costruire un percorso politico sui giornali per Draghi è solo negativa. I vari partiti europei hanno i loro candidati. Se iniziamo una campagna tutta italiana per Draghi secondo mestiamo sbagliando strada...», ha detto ospite di SkyTg24 - Tommaso Foti, capogruppo meloniano alla Camera. Per poi aggiungere, tanto per ribadire che aria tiri: «Facciamo attenzione che “chi entra Papa, esce Cardinale”». Insomma, bene che vada discutere sul futuro di Draghi adesso è quantomeno prematuro: «Gli elettori decideranno a giugno che tipo di Parlamento ci sarà e la conseguente maggioranza». Fratelli d’Italia non ne vuole sapere di legarsi le mani sul nome di Draghi, soprattutto prima delle elezioni. 

«Il 9 giungo ci sarà un indicatore, che è il voto dei cittadini europei, e quell’indicatore immagino che darà anche l’indirizzo alle forze politiche su come muoversi», ha confermato Francesco Lollobrigida, ministro delle Politiche agricole. Come dire: per gli incarichi sarà decisivo il peso dei gruppi parlamentari e Draghi, da questo punto di vista, è a tutti gli effetti un “tecnico”. 

 

SOLO I CENTRISTI
Per trovare i sostenitori dell’ex premier italiano occorre andare nell’ex Terzo polo. «Draghi è un orgoglio italiano perchè sta dicendo ciò che serve all’Europa e l’unico modo perché l’Europa torni ad essere protagonista è seguire le cose che Draghi ha proposto», ha detto Renzi, che spera con la sua lista “Stati Uniti d’Europa” di avere «quei seggi, quel numero di parlamentari europei, che potranno portare Draghi ad avere un ruolo decisivo». Un altro entusiasta è Calenda, leader di Azione, cui non pare vero di battersi per “SuperMario”: «Riteniamo indispensabile che abbia un ruolo come presidente del Consiglio europeo o della Commissione europea e faremo di tutto perchè ciò accada». Concetto ribadito in serata su X:«Se Draghi è in campo è un dovere per tutti coloro che amano l’Italia e l’Ue sostenerlo». In brodo di giuggiole anche Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, secondo cui il «cambiamento radicale» dell’Ue «chiesto da Mario Draghi sta avvenendo gradualmente ed è estremamente necessario».

 

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