Tenetevi forte e imprecate piano, se riuscite. L’ultimo neuro-delirio, padron, euro-deliro, potrebbe far crescere il costo del riscaldamento fino al 41%. Non basta? Aumenterà anche la benzina, di quanto non si sa. L’ennesima pensata, prodotta dai progressisti nel 2021 all’apice del “gretinismo”, entrerà in vigore nel 2027 e, secondo le stime di BloombergNef riportate dal Financial Times, fino al 2035 potrebbe portare nelle casse di Bruxelles 705 miliardi, soldi nostri, tasse, ancora. È una gabella sulle emissioni di gas serra sui combustibili per caldaie, piccoli impianti industriali e come dicevamo automobili. Vi chiederete (e ce lo chiediamo pure noi): non c’era già lo stop ai motori benzina e diesel dal 2035? Sì, ma ai tartassatori non bastava, era necessaria un’ulteriore stangata. I funzionari della Commissione Ue hanno lanciato quest’idea meravigliosa per colmare un deficit di 30 miliardi all’anno nel fabbisogno di bilancio 2027-2035. Com’è possibile, con tutte le tasse che paghiamo, che l’Europa abbia questa voragine nei conti? La motivazione è che bisogna provvedere al rimborso del debito Ue accumulato durante la pandemia, oltre all’aumento della spesa per «nuove priorità», tra cui la difesa.
Per comprendere ancora meglio cosa potrebbe accadere, considerate che dal 2030 il prezzo del carbonio potrebbe raggiungere i 149 euro per tonnellata: nel primo semestre 2025, mediamente, si è aggirato sui 75-80. La gabella dovrebbe funzionare come un sistema di scambio di permessi, simile all’attuale scambio di quote di emissione dell’Ue per i produttori di energia e l’industria pesante: i fornitori di carburante acquisterebbero i permessi e ne scaricherebbero inevitabilmente i costi sui consumatori. Non serve essere laureati alla Greta Thunberg University per capire che se le cose non cambieranno, ed è dubbio che qualcuno lassù rinsavisca, gli effetti saranno devastanti. «È una strategia “tassa e spendi” che farebbe impallidire Mario Monti», tuona la delegazione leghista a Bruxelles. «Con famiglie in difficoltà, lavoratori che perdono il posto e imprese in ginocchio», prosegue la nota, «la prima cosa a cui si pensa in Europa è quella di aumentare le tasse su beni primari, di utilizzo quotidiano». Paolo Borchia, il capodelegazione, parlando con Libero aggiunge: «È una questione di sopravvivenza, non solo di competitività. Chi pensa di ridurre le emissioni inventando nuove tasse su beni vitali non ha capito nulla, e mentre gli altri inquinano gli europei pagano». Il responsabile economico del partito, il deputato Alberto Bagnai, annuncia che «la Lega si opporrà in ogni sede».Poi aggiunge: «Cercano risorse nelle tasche dei cittadini per coprire il macroscopico errore di valutazione sugli oneri finanziari del cosiddetto “fondo perduto” del Pnrr».
Più cauto, ma puntuale, l’intervento di Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia all’eurocamera: «Ci auguriamo che queste anticipazioni di stampa siano infondate. Le tasse green hanno già dimostrato di non essere la soluzione e tassare ancora auto e casa sarebbe folle». Il Financial Times spiega che l’Ue avrebbe provato a diminuire l’impatto del salasso introducendo contemporaneamente un fondo sociale per il clima di 86,7 miliardi, che userà parte delle entrate derivanti dalla nuova tassa sulle emissioni per finanziare un migliore isolamento delle abitazioni, la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento e il miglioramento dei trasporti a basse emissioni. E noi che pensavamo di aver già dovuto subire con la direttiva sulle case green! Bruxelles, naturalmente per il bene dell’ambiente e non certo per rimpinguare il salvadanio, ha l’obiettivo delle “emissioni zero” di gas serra entro il 2050. Nel frattempo lorsignori, e signore, hanno smantellato l’automotive.
Gli autovelox mandano in tilt la Cassazione
C’ è da impazzire in tema di autovelox, o almeno sulle prescrizioni e le sentenze nelle aule di giustizia. ...L’ultimo euro-delirio figura in un elenco di 16 “opzioni”, ossia altre tasse che la Commissione Ue sta valutando: tra queste una sul tabacco e una sullo zucchero. Kurt Vandenberghe, dg della Direzione generale per il Clima della Commissione che Bruxelles, è «molto attenta ai timori e alle ansie» e che «la Commissione non vuole prezzi elevati». E per fortuna... L’Ue contribuisce al 6% delle emissioni globali di gas serra. La Cina inquina cinque volte tanto. Loro, che sono scemi, se ne fregano e si arricchiscono. Noi che siamo geni e che non salviamo un piffero restiamo in mutande. Quest’ultime biodegradabili, si capisce.