Vergogna in Trentino: ammazzata l'orsa Daniza

di Andrea Tempestinidomenica 14 settembre 2014
Vergogna in Trentino: ammazzata l'orsa Daniza
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Gli uomini a volte sono delle bestie (nel senso dispregiativo del termine). L’ultima vittima è l’orsa Daniza. Morta per colpa della leggerezza, dell’incompetenza, della scarsa professionalità, di sicuro per l’incontro con gli esseri umani. L’orsa a Ferragosto aveva ferito un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo, in Trentino. Ferito si fa per dire, perché l’uomo (Daniele Maturi) Daniza lo aveva solo bloccato il tempo di permettere ai suoi due cuccioli di otto mesi di mettersi in salvo. Ma da quel momento per l’orsa è stato l’inferno. Braccata e dichiarata «potenzialmente pericolosa» per aver fatto il suo dovere di madre. L’ha scampata per un mese. È riuscita a sfuggire alla cattura (voluto dalla Provincia di Trento) e alle trappole. I «cacciatori» però non si sono arresi: hanno scelto di colpirla con l’anestesia a distanza. Purtroppo Daniza è rimasta uccisa. Non ha sopportato il farmaco, dicono. La dose, però, sembra essere stata raddoppiata perché la prima non avrebbe funzionato. Con lei è stato preso, dopo essere stato narcotizzato, anche uno dei suoi due cuccioli: «targato» e poi rimesso in libertà. Va ricordato a questo punto che Daniza in quei boschi non c’è capitata per caso. Faceva parte di un progetto (Life Ursus) finanziato con 4 milioni di euro dalla Ue e realizzato nel 1996 dopo una lunga serie di valutazioni sull’opportunità di restituire alle Alpi italiane (al gruppo di Brenta) l’orso, antico ospite dei luoghi e ormai estinto. E quindi se la natura va difesa e protetta, forse bisognava agire diversamente. Tuttavia la caccia a Daniza era continuata nonostante le diffide e le proteste delle Associazioni animaliste che, sia in piazza sia sul web, avevano giudicato ingiusto il provvedimento. Da più parti, infatti, si era sottolineato che la reazione dell’orsa risultava più che naturale, tipica di un esemplare femmina che, vedendo un uomo avvicinarsi ai suoi cuccioli e temendo per la loro incolumità, era intervenuta. Ora le associazioni animaliste, Lav in testa, denunciano: «Esecuzione annunciata, i responsabili paghino». E «se un ministro dell’Ambiente non sa proteggere un’orsa che stava difendendo i suoi piccoli, noi ne chiediamo le dimissioni», dichiara Carla Rocchi, presidente dell’Enpa. Immediata la risposta del ministro Gian Luca Galletti: «Abbiamo già inviato alla Provincia di Trento la richiesta di una relazione sull’accaduto per chiarire la dinamica dei fatti». Adesso, aggiunge, «mi preme la sorte dei due cuccioli, uno dei quali non è stato ancora munito di radio collare. Vanno seguiti e protetti per garantirne il costante benessere e consentire loro di diventare adulti». Per Michela Brambilla (Fi), la morte dell’orsa è «frutto di prepotenza e crudeltà della Provincia di Trento». Anche Salvini (Lega Nord) si fa sentire: «In Italia si può uccidere un orso, ma non si possono toccare spacciatori, rapinatori, clandestini e delinquenti vari». Il web unito denuncia: «Avete ucciso una mamma». E mentre il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, precisa di aver seguito «tutti i protocolli sia giuridici che medici previsti in queste procedure» il Corpo Forestale apre un’inchiesta ipotizzando i reati di maltrattamento di animali e uccisione senza motivo reale. Quindi, scrive Beppe Grillo su Facebook, «chi è la bestia?». di Daniela Mastromattei