Gherardo Colombo: "La Rai si attrezzi per fare programmi sui gay"

L'ex magistrato è nel Cda di viale Mazzini e in prima persona lancia la campagna per un servizio pubblico gay-friendly: "Bisognare fare palinsesti su questi temi"
di Ignazio Stagnodomenica 23 giugno 2013
Gherardo Colombo

Gherardo Colombo

2' di lettura

La svolta omo della Rai. Gherardo Colombo che siede nel cda della Rai su indicazione del Partito Democratico, è convinto che il servizio pubblico debba fare qualcosa per incentivare la programmazione su temtiche omosessuali: "Spero che ci si attrezzi per affrontare questi temi anche in Rai, le cui difficoltà sull’argomento mi pare siano lo specchio di una situazione più generale riguardante il riconoscimento di una serie dei diritti civili in Italia. A mio avviso facciamo fatica a parlare di questi argomenti e bisognerebbe riuscire a trovare il modo per affrontarli senza mentalità da schieramento, poiché il problema è rilevante e richiede dialogo, non contrapposizioni di parte". E aggiunge: "Quando si parla del riconoscimento di alcuni diritti civili è, inoltre, evidente che ci sono varie angolazioni del problema; oltre al tema delle adozioni per le coppie omosessuali, c’è, per esempio quello del fine vita, che coinvolge il riconoscimento di diritti di particolare rilievo”.  La sua idea di una Rai gay friendly è però ostacolata dal Cda del servizio pubblico. Ma lui non molla: "Per quello che riguarda la Rai, il servizio pubblico, ritengo che sarebbe indispensabile che i temi che riguardano i diritti civili (e quindi, ad esempio, il superamento della discriminazione religiosa, della discriminazione razziale, dell’omofobia, e così via) dovrebbero diventare il punto centrale, l’ispiratore del senso complessivo della programmazione, il motore della creazione del palinsesto", racconta all'Huffingtonpost. Più immigrati in tv - Infine Colombo vuole anche qualche programma in più sugli immigrati e i clandestini: "Secondo me è essenziale che la Rai si occupi, seriamente e con competenza, delle questioni riguardanti le persone sottoposte a restrizione di libertà, non soltanto i detenuti ma anche chi si trova nei cosiddetti centri di accoglienza. Lo deve fare con grande competenza e sfruttando le opportunità disponibili, comprese delle rubriche dedicate espressamente a questi temi". (I.S)

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