Lo spread tornato a livelli di otto mesi fa, Piazza Affari in profondo rosso, la Grecia sprofondata, la Spagna al tracollo e l'Italia che potrebbe essere la prossima. E ancora: gli speculatori che continuano ad attaccarci, la Germania che continua la sua guerra all'euro crogiolandosi nei dubbi sull'applicazione del fondo salva-spread. Davanti a questo quadro che definire nero è un eufemismo è inevitabile puntare il dito contro l'Unione europea così come è stata concepita. Un insieme di Paesi che - come scrive Maurizio Belpietro nel suo editoriale di oggi - si mettono insieme solo per interesse. Un'unione dove l'interesse nazionale prevale prepotentemente su quello comunitario e, dove, la Banca centrale europea prima di intervenire deve riunire il proprio consiglio di amministrazione. I tempi della nostra Unione europea sono biblici a differenza di quanto accade negli Stati Uniti in cui se il dollaro è sotto attacco la Federal Resserve interviene. "Non si può governare in quindici e nemmeno in tre. Un Paese ha bisognod i un capo o accettiamo di eleggerno uno, anche a costo che non sia italiano o non ci resta che smontare in fretta l'Unione europea perché così com'è ci manda in malora", scrive Belpietro. Insomma, serve una riflessione sull'Unione europea ché così come è stata concepita non ci porterà allo sfascio. Finché esistono Paesi di serie A e quelli di serie B l'Unione resterà solo un puzzle di Paesi. L'alternativa è l'uscita dall'euro.
