(Adnkronos) - L'indagine nasce 16 novembre del 2010 quando venne scarcerato il boss indiscusso della mafia foggiana, Giosue' Rizzi, poi ucciso in un agguato a Foggia agli inizi di quest'anno (gennaio 2012). Gli inquirenti un anno e mezzo fa ipotizzarono che l'uomo potesse tornare a prendere le redini dell'organizzazione e per questo monitorarono i suoi movimenti. Oggi sono finiti in carcere tra gli esponenti piu' pericolosi del clan. Secondo quanto accertato, gli esponenti della mafia foggiana sarebbero riusciti ad alterare il mercato nazionale della viticoltura italiana, grazie alla complicita' di un imprenditore vitivinicolo ravennate, molto noto fra gli addetti ai lavori, Vincenzo Melandri, che a Russi di Romagna (in provincia di Ravenna) e' proprietario di un grande e importante stabilimento che produce Mosto Concentrato Rettificato (uno zucchero d'uva che viene ricavato, appunto, dal mosto ed ha grande commercializzazione). Ma a rendere piu' importante l'inchiesta ha contribuito la denuncia coraggiosa di un viticoltore foggiano che ha permesso di ricostruire l'intera filiera dell'attivita' delinquenziale. L'uomo ha raccontato che, dopo l'arresto del boss Rizzi, era stato Cesare Antoniello detto 'il papa', a prendere in mano le redini dell'organizzazione mafiosa: era lui che stabiliva sia i tassi di usura (che oscillavano dal 10 al 15 per cento mensili), che le tariffe estorsive da imporre a commercianti e imprenditori. L'uomo non solo ha denunciato di essere vittima di usura, ma ha fornito l'elemento chiave che ha permesso di arrivare a quello che sicuramente rappresenta, in questo momento, uno dei piu' lucrosi business della Societa' foggiana'. (segue)