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Pasquale Sessa, vice Presidente giovani Confindustria "Quali sono le opportunità del PNRR per l'Italia"

Le opportunità, che possiamo ancora cogliere, del PNRR per la transizione ecologica. La necessità di costruire l'autonomia energetica per il Paese. Le nuove infrastrutture per la mobilità elettrica. Intervista a tutto campo con Pasquale Sessa, vice Presidente giovani di Confindustria

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Il PNRR da irripetibile opportunità di crescita e innovazione per il Paese rischia di trasformarsi nell’ennesima occasione perduta. Uno dei focus principali del Piano era proprio la transizione green. Da imprenditore del settore crede sia possibile recuperare il tempo perduto?

Sicuramente possiamo, e dobbiamo, recuperare il tempo perduto. A condizione che ci sia una vera sburocratizzazione, come prevista dal nuovo Codice degli appalti che sarà in vigore da inizio luglio. Sarà decisiva la velocità con la quale le strutture ministeriali vareranno i decreti attuativi, determinanti per velocizzare gli insediamenti di produzione energetica. Questo è uno degli snodi che consente di aumentare la diversificazione delle fonti e, di conseguenza, l’autonomia e fare scendere il costo dei consumi energetici per tanti comparti produttivi, a partire dalla manifattura e dall’agroalimentare. Inoltre, su quest’ultimo settore c’è da sviluppare tutte le opportunità dell’agricovoltaico, razionalizzando i troppi vincoli che oggi non consentono di sviluppare la produzione sostenibile di energia.

Il PNRR stanzia 500 milioni di euro per la creazione di 10 hydrogen valleys. Rischiamo di perdere anche questa occasione?

È un’opportunità eccezionale per la riqualificazione ambientale e produttiva delle aree interessate e per attuare un salto tecnologico dell’intera filiera energetica. Entro il 2050 questo settore potrebbe generare dai 300000 ai 500000 nuovi posti di lavoro in Italia e arrivare a coprire a livello di Unione Europea fino ad un quarto della domanda finale di energia, tagliando le emissioni di CO2 di 560 milioni di tonnellate.

L’idrogeno è uno stimolo che ci traghetta finalmente verso l’autonomia, infatti si tratta di un ulteriore passo sulla strada della diversificazione delle fonti di approvvigionamento e della sostenibilità.

Lei opera nel settore dell’impiantistica per la distribuzione di energia. Anzitutto le colonnine di ricarica per la mobilità elettrica che ormai sembra essere, nonostante la resistenza di alcuni paesi, la scelta definitiva dell’Unione europea. In Italia siamo pronti per questa rivoluzione?

Stiamo costruendo la transizione verso un nuovo modo di alimentare le auto. Anche in questo caso un elemento fondamentale è garantire la diversificazione delle fonti. Il sistema nel suo complesso si sta rapidamente preparando: le case automobilistiche stanno facendo grandi investimenti per entrare in questa nuova era della mobilità. Anche a livello infrastrutturale l’Italia si sta adeguando: si stanno sviluppando le reti di distribuzione. Se sfruttiamo bene questa occasione l’Italia può diventare leader del settore poiché il sistema ha tutte le carte in regola, sia a livello di ricerca tecnologica sia per quanto riguarda la capacità produttiva, per fare di questa transizione un volano di crescita e innovazione.

 

La sostenibilità in ambito energetico, almeno nell’immediato, ha costi per le aziende e le famiglie. Quali possono essere gli strumenti per realizzare una transizione che sia anche economicamente sostenibile per cittadini e imprese?

Il sistema paese ha un’opportunità grazie al PNRR e non solo, pensiamo ad esempio al PNC e agli strumenti della programmazione europea. Cittadini e imprese hanno ben presente che gli investimenti fatti per aumentare la sostenibilità di abitazioni e siti produttivi rappresentano a medio-lungo termine un vantaggio anche dal punto di vista economico. Nell’immediato, però, i costi possono rivelarsi ingenti. Dobbiamo mettere in campo un sistema di incentivi per le famiglie e sgravi fiscali per le aziende che investono in sostenibilità. In questo quadro le “comunità energetiche”, sulle quali il PNRR, prevede importanti finanziamenti, possono essere un ‘collante’ capace di far collaborare privati e aziende verso questo comune obiettivo.

Tra trasformazione tecnologica che attraversa tutti i settori e sensibilità ambientale sempre più diffusa, come immagina il settore energetico - dalla produzione alla distribuzione fino al consumo - tra dieci anni? 

Se questo paese riuscirà a realizzare la transizione energetica costruita su reti di distribuzione ben regolamentate e libere, così da permettere lo sviluppo delle potenzialità di innovazione di tutti gli operatori e attirare nuovi investimenti, vedremo finalmente un settore energetico dove produttori, distributori e consumatori costruiranno il libero, e in quanto tale efficiente, mercato.

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