Tra il 1987 e il 1994, l’Emilia-Romagna e le Marche furono sconvolte dalle azioni della Banda della Uno Bianca, responsabile di 103 crimini tra rapine, omicidi e stragi: 24 morti e 114 feriti. Il gruppo prendeva il nome dall’uso sistematico di una Fiat Uno bianca, auto comune e facile da rubare, che permetteva ai banditi di confondersi e fuggire. Ma il vero shock fu scoprire che cinque dei sei membri erano poliziotti in servizio, guidati dai fratelli Savi, con Roberto Savi, assistente capo della questura di Bologna, come leader.
Le loro azioni colpivano banche, supermercati, distributori, uffici postali, caselli autostradali e persino campi nomadi, lasciando dietro di sé una scia di sangue e terrore. Tra gli episodi più drammatici, la strage del Pilastro a Bologna il 4 gennaio 1991, dove furono uccisi tre giovani carabinieri, e l’omicidio di due operai senegalesi a San Mauro Mare nel 1991, episodio di chiara matrice razzista. La banda non esitava a eliminare testimoni o semplici cittadini, alimentando la percezione di una violenza gratuita e imprevedibile.
Il tradimento di uomini in divisa minò profondamente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La paura non era più solo per la criminalità, ma per l’impossibilità di distinguere il bene dal male anche tra chi avrebbe dovuto proteggere la popolazione. Le indagini furono lunghe e complesse, segnate da errori e depistaggi. Solo la tenacia di alcuni investigatori, come l’ispettore Luciano Baglioni e il sovrintendente Pietro Costanza, permise di collegare i crimini e individuare i veri responsabili, dopo anni di piste sbagliate e arresti di innocenti.

Il 21 novembre 1994, l’arresto di Roberto Savi segnò la fine della banda. Nei giorni successivi furono catturati anche gli altri membri: i fratelli Fabio e Alberto Savi, Pietro Gugliotta, Marino Occhipinti e Luca Vallicelli. I processi portarono a condanne pesanti: ergastolo per i fratelli Savi e Occhipinti, pene minori per gli altri.
La vicenda della Uno Bianca lasciò una ferita profonda nella società italiana, soprattutto in Emilia-Romagna, considerata fino ad allora una regione sicura. Quartieri come il Pilastro divennero simboli di una paura nuova, mentre la memoria delle vittime è oggi custodita da associazioni e iniziative civiche. La consapevolezza che il male potesse annidarsi tra le forze dell’ordine generò sfiducia e sospetto, cambiando il rapporto tra cittadini e istituzioni.
Ancora oggi, a distanza di trent’anni, la storia della Uno Bianca suscita domande irrisolte. Le sentenze parlano di criminalità comune, ma molti – tra cui familiari delle vittime e magistrati – hanno sempre sospettato la presenza di coperture e complicità, forse anche moventi politici o eversivi, vista la sproporzione tra la ferocia dei crimini e i bottini spesso modesti. La narrazione mediatica, tra libri, documentari e dibattiti, ha mantenuto viva la memoria di quegli anni bui e delle sue vittime, imponendo una riflessione costante sulla necessità di trasparenza e vigilanza nelle istituzioni.
La vicenda della Uno Bianca resta un monito: il crimine può cambiare il volto di un Paese, ma la memoria, la consapevolezza e la partecipazione civica sono strumenti fondamentali per ricostruire la fiducia e impedire che simili ferite si riaprano.
Giacomo Solinas, scomparso da 21 mesi: nuove indagini e l’appello dei genitori
Sono passati ventuno mesi da quel sabato, l’8 luglio 2023, quando Giacomo Solinas è scomparso da Gonnesa, un piccolo comune nel sud-ovest della Sardegna. Aveva 40 anni. Da allora, nessuna certezza: solo ipotesi, dubbi e un silenzio assordante. In un primo momento si era parlato di un allontanamento volontario, ma oggi questa pista appare sempre più fragile. Emergono nuovi sospetti e domande senza risposta. Ed è proprio da queste domande che ripartono le indagini, coordinate dai Carabinieri di Gonnesa, dalla Procura e dal Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV, guidato da Gaia Pensieri.
Quel giorno Giacomo portò con sé uno zaino, il telefono e i documenti. Poco dopo la scomparsa, venne ritrovato solo un borsone contenente alcuni indumenti, abbandonato in una zona di campagna vicino al paese. Un dettaglio che ha sollevato ulteriori interrogativi su come e perché si sia allontanato.
“Ogni giorno pensiamo a nostro figlio. Ci manca. Viviamo con la speranza che stia bene”, racconta a Tag24 Maria Lidia, la madre. Tra le piste più recenti c’è quella di un allontanamento indotto: Giacomo potrebbe essere stato manipolato da qualcuno, oppure essere entrato in una setta. “Potrebbe aver aderito a un gruppo occulto – spiega la madre – ma non conosciamo i motivi. È una delle ipotesi al vaglio degli investigatori”.
A rilanciare le ricerche è stato proprio il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV, che ha attivato un team di esperti e volontari. “Stiamo collaborando con i Carabinieri di Gonnesa – conferma Gaia Pensieri – per restituire risposte alla famiglia”. Alcune segnalazioni lo avrebbero collocato a Sanluri, Sardara, Quartu e Guspini. In un’occasione, sarebbe stato ripreso da una telecamera lungo la SS131, ma i filmati sono stati cancellati prima di poter essere esaminati. Secondo la madre, Giacomo potrebbe trovarsi anche all’estero, nonostante abbia lasciato il passaporto a casa: “È un’ipotesi. Non possiamo escludere nulla”.
“Vogliamo conoscere la verità, qualunque essa sia”, dicono i genitori, Marco e Maria Lidia. “A Giacomo chiediamo solo un segno. Una foto, un messaggio. Qualcosa che ci dica che è vivo”.
In situazioni simili, è fondamentale agire tempestivamente: contattare le forze dell’ordine (112), la Protezione Civile e associazioni specializzate come il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV, reperibile 24 ore su 24 al numero +39 388 189 4493.
Tag24.it e Canale 122-Fatti di Nera, attraverso le rubriche dedicate alle persone scomparse, offrono un servizio di grande valore civico. Questa iniziativa, realizzata in collaborazione con associazioni e famiglie coinvolte, non solo fornisce informazioni aggiornate sui casi di sparizione, ma funge anche da ponte tra le comunità e le istituzioni, facilitando la comunicazione e la ricerca di persone scomparse su tutto il territorio nazionale.