
Strangolato con una fascetta di plastica mentre era in auto: per la Procura di Palermo fu un suicidio, ma la famiglia non si arrende e si oppone alla richiesta di archiviazione. Il programma Incidente Probatorio, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, si è occupato del caso dell'architetto Angelo Onorato, marito dell'ex europarlamentare Francesca Donato, trovato morto in auto nel maggio 2024. Onorato è morto per soffocamento, strangolato da una fascetta stretta attorno al collo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, non sono emersi elementi diversi dalla pista che porta al gesto volontario legato alla sua grave situazione debitoria. Eppure, secondo la famiglia, ci potrebbero essere responsabilità di terzi in questa triste vicenda.
A trovare il suo corpo senza vita furono la moglie e la figlia che, preoccupate per non averlo visto rientrare, riuscirono a localizzarlo attraverso il GPS del cellulare. Angelo Onorato era nella sua Range Rover, parcheggiata in una strada parallela all'autostrada Palermo-Mazara. Sulla camicia alcune macchie di sangue, i finestrini integri e nessun apparente segno di lotta. La Procura di Palermo avviò le indagini per omicidio, senza tralasciare l'ipotesi suicidio, che si è rivelata l'unica possibile, secondo gli inquirenti.
In un lungo post sui social, Francesca Donato ha sottolineato come ci siano alcuni elementi che contrastano con la tesi del gesto volontario: lui aveva comprato una torta da mangiare che era in auto, aveva appena prelevato al bancomat e non aveva mostrato alcuna intenzione di suicidarsi. Chi lo ha strangolato, secondo la moglie, lo ha sistemato in posizione eretta, allacciando la cintura di sicurezza che lui non indossava mai.
Nelle mani degli inquirenti c’è anche una lettera scritta da Onorato e trovata dalla moglie, in cui si parlava di qualcuno che gli voleva del male e che non voleva si avvicinasse alla famiglia. Tra i dettagli verificati nel corso delle indagini pesa la cifra di oltre un milione e mezzo di euro di debiti che avrebbe avuto l’architetto e imprenditore, nonché un’altra grossa cifra legata a un tentativo di lottizzazione a Capaci. Secondo la famiglia, però, ci sarebbero diversi elementi da rivalutare che fanno pensare all’ipotesi dell’omicidio.
Quello che resta avvolto nel mistero è che quest’uomo, fino alla sera prima, non avrebbe mai fatto trasparire nulla con le persone fidate, in famiglia e con gli amici, e mai aveva fatto emergere le preoccupazioni per la sua situazione debitoria anche con il Fisco. Secondo l’avvocato Vincenzo Lo Re, “stiamo esaminando gli atti, ci sono degli elementi che ci fanno pensare a un omicidio. Ad esempio, non ci sono impronte digitali né della vittima né di altre persone all’interno dell’auto e sulla fascetta”.
“È un caso spinoso – ha detto l’avvocato Antonello Viola – ci sono indizi contrastanti. La Procura era orientata verso l’omicidio, ma potrebbero esserci elementi per indagare anche per istigazione al suicidio. Potrebbe esserci qualcuno che volesse il male di Onorato, la famiglia si è opposta alla richiesta di archiviazione e la partita è ancora aperta. Il gip potrebbe ordinare nuove indagini. In questa situazione, l’esame autoptico effettuato ha messo in cassaforte una corretta ricostruzione di alcuni elementi, partendo dal tipo di morte asfittica e da altri aspetti. Credo che in questa vicenda, a parte l’aspetto psicologico, serva una valutazione sotto l’aspetto delle indagini tradizionali. Se aveva questa esposizione debitoria, bisogna accertare se ci fossero figure anomale in queste società e chi sono i creditori. Aspetti importantissimi che possono emergere solo dalle indagini ordinarie, che potrebbero integrare un quadro generale per una completezza dello stato psicofisico della persona. Sono molto vicino alla moglie: deve proseguire nella battaglia, il limite è molto labile tra le varie ipotesi. Il documento che lascia è un grido forte: la frase “ci sono persone che mi vogliono male” indica una questione criminale molto ben precisa”.
Secondo l’avvocato Roberta Gentileschi, “gli inquirenti all’inizio devono cercare tutte le piste. È strano che non ci siano impronte sulle fascette. Inoltre, bisogna capire come funziona l’auto, se veramente uno sportello era aperto o chiuso e se sia sceso dall’auto. La moglie diceva che le telecamere non riprendono il luogo della morte, ma secondo gli inquirenti nessuno si poteva fermare, come emerso dalle telecamere nei paraggi. Lei è convinta che lo abbia strangolato una persona sul sedile posteriore. Anche sulla cintura di sicurezza: era stato messo un gancetto ed era agganciata nell’altro lato. Ci sono cose che non tornano, la moglie non si deve rassegnare. Pure la lettera lascia aperte delle domande che non trovano riscontro. Sembra una lettera di addio, ma le piste sembrano tutte possibili, anche se purtroppo quella più plausibile resta il suicidio”.
“Dagli elementi emersi finora – ha commentato Stefano Callipo, presidente dell’Osservatorio Nazionale Violenza e Suicidi – tutto porta a un suicidio. Potrebbe esser avvenuto un evento precipitante, una telefonata, qualche incontro. Tutto fa pensare a questo, anche il ritorno con la macchina nello stesso posto. In questi casi, il motore propulsivo è il dolore mentale, lancia dei segnali prodromici. Non ci sono segni sul corpo, quindi gli elementi potrebbero essere compatibili anche con una forma di omicidio molto sottile. Tra omicidio e suicidio, l’unico denominatore comune è che non esiste un movente. Le ore precedenti sono importanti e solo la moglie può sapere cosa sia accaduto. Il metodo per suicidarsi, la fascetta, implica la modalità del gesto compiuto con una forte determinazione in un momento di forte disperazione. La famiglia deve conoscere la verità, anche se per esclusione. Andrebbero analizzati gli elementi della cosiddetta autopsia psicologica, con una raccolta sistematica degli elementi comportamentali per fornire una destrutturazione dell’ipotesi suicidaria. Ci sono elementi da approfondire e ricercare la verità è un diritto sacrosanto”.




