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Mafia cinese in Italia, il potere invisibile che muove soldi e paura

martedì 4 novembre 2025
Mafia cinese in Italia, il potere invisibile che muove soldi e paura

4' di lettura

Strutturata, difficile da capire al suo interno, chiusa, con collegamenti internazionali che restano saldi. È la mafia cinese, ancora poco nota e poco studiata, ma presente anche in Italia. A parlarne è il programma Psiche Criminale - Organizzazione criminale, in onda sul canale 122 Fatti di Nera. Nel 2018 un'inchiesta ha permesso di scoprire un'organizzazione accusata di imporre il proprio controllo sulla logistica delle merci in arrivo dalle aziende cinesi, fino a condizionare trasporti, tariffe e rotte su gomma in mezza Europa. L'operazione “China Truck” ha scoperchiato un sistema criminale cinese radicato in Italia, con 33 arresti tra Prato, Roma, Milano e altri hub europei.

Al vertice – per l’accusa – c'era un capo carismatico con base in Italia, una regia operativa su Prato e una precisa struttura gerarchica, con un leader e un referente, sotto i quali esisterebbe una rete di capi-zona e imprese di facciata nella logistica e nella ristorazione notturna, che garantirebbero incassi e coperture. Il gruppo avrebbe avuto anche la capacità di procurarsi armi ed estendere la propria influenza in Italia e all'estero, assoggettando la comunità cinese al pagamento del pizzo per avviare o far funzionare attività commerciali.

Il cuore del modello ricostruito dagli investigatori è legato al monopolio dei camion che trasportano prodotti cinesi, imponendo vettori amici, escludendo i concorrenti e fissando prezzi e tempi delle consegne. La forza intimidatoria è ciò che consente di dominare il mercato, con minacce ed episodi di violenza documentati dalle indagini. Dalle intercettazioni emergerebbero frasi che il presunto capo avrebbe rivolto ai sodali: “Con me vivi, contro di me muori”. Accanto ai trasporti, ci sarebbero estorsioni, usura, bische clandestine, prostituzione e spaccio, attività illecite grazie alle quali la cassa si alimenta. Le grosse somme di denaro, poi, rientrano nei flussi economici internazionali, con raccolte sul territorio di valigie di soldi dirette verso Hong Kong e la Cina, ma alimentano anche un meccanismo finanziario che corre in parallelo all'economia legale e la inquina.

Ma la mafia cinese è ben diversa dal potere territoriale di Cosa Nostra, che si proietta nell'economia legale e nella politica. La regola è la flessibilità. La mafia cinese punta a comprare o imporre servizi alla comunità economica di riferimento: prezzi, tempi, trasporti. La cassa gira in contanti e tramite banche clandestine. La Guardia di Finanza di Verona ha ricostruito trasferimenti occulti per circa 16,5 milioni di euro in due anni e mezzo. Nei conflitti interni, la violenza è mirata: ordigni recapitati come pacchi e attentati a capannoni, colpi chirurgici per spostare equilibri di mercato senza clamore esterno.

Le mafie italiane investono i profitti, specie quelli della cocaina gestita dalla ’ndrangheta, in appalti pubblici e settori strategici. Le ultime relazioni Dia segnalano il crescente interesse delle cosche per le grandi opere del PNRR, con corruzione e infiltrazioni nella pubblica amministrazione. Invece, la mafia cinese tende a privilegiare i canali economico-finanziari e l'influenza nella somministrazione di servizi e nelle imprese cinesi, riducendo la visibilità delle azioni violente.

“È molto singolare che la mafia cinese ci sia sempre sembrata lontana, al di là di fiction e film. Invece – ha spiegato il professor Francesco Pira, docente di Sociologia all’Università di Messina – è più vicina di quanto pensiamo. Nessuno riesce a capire da dove venga questo flusso di denaro che dà una possibilità economica incredibile a persone che vanno ad affittare, comprare, gestire locali che gli stessi italiani non riescono a sostenere. Gli arresti di Prato hanno consolidato l’idea che lì esista una centrale che smista per tutto il Paese.

Nella rappresentazione mediatica e nelle fiction televisive, la mafia cinese viene raccontata con un alone di mistero, sembra qualcosa di diverso dall'idea della nostra mafia, che ci faceva incuriosire quando parlavamo dell'alternanza tra la capacità di uccidere, di attuare crimini incredibili, e la proiezione ad avere la Bibbia sul comodino e andare in chiesa. Anche loro hanno una forma di misticismo e assuefazione, seppur completamente diversa. Mentre la mafia italiana, come sosteneva Giovanni Falcone, aveva cambiato completamente i connotati, la mafia cinese è silenziosa, capace di penetrare in tutti i tessuti sociali quasi senza far rumore. Non ci sono omicidi: tutto viene coperto da questo silenzio imbarazzante. Noi andiamo a comprare dai cinesi perché ci fanno risparmiare, ma sappiamo che il risparmio ha un costo sociale. La Cina è un Paese molto particolare: c'è un regime da anni, c'è l'inclinazione all'obbedienza, una forma di rispetto che rischia di non avere confini, che porta a obbedire, ad adempiere e anche a rifiutare di collaborare con i giudici.”

Secondo la sociologa Giorgia Butera, la mafia cinese “è una fortissima organizzazione transnazionale che ha la stessa capillarità delle nostre mafie, coinvolge tantissime persone in una mole di traffici illeciti. Tra le mafie straniere, forse la più conosciuta è la mafia nigeriana, mentre è poco raccontata quella cinese. Invece, se nel territorio in cui ci troviamo esiste un'alta percentuale di attività gestite da cittadini cinesi, potrebbe essere un campanello d'allarme, perché dove chiude un'attività italiana e ne apre una cinese potremmo trovarci davanti ad organizzazioni attrezzatissime.

Il senso di comunità è determinante e fondamentale, come il dialetto parlato. Quella cinese è una comunità che si restringe ancora di più in un territorio. È silente, ma dai processi emerge spesso che i traduttori dal cinese all'italiano si sottraggono ai loro compiti. Ciò fa capire quanto sia potente la mafia cinese. Non abbiamo mai sentito di processi contro la mafia nigeriana che non si riescono a portare avanti perché i traduttori declinano l'invito dei giudici. Questo è uno dei fattori che incide maggiormente nella decodificazione di ciò che è la mafia cinese in Italia, che schiavizza i lavoratori.”