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Stephan El Shaarawy, sotto accusa per aver picchiato il ladro della sua Lamborghini, ma dei testimoni smentiscono

Daniela Mastromattei
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Lui è Stephan El Shaarawy: personaggio famoso, i tifosi di calcio sanno bene di chi stiamo parlando, attaccante 28enne della Roma, savonese di nascita e di origini egiziane, ragion per cui è soprannominato "il Faraone". Ma la notizia col calcio non c'entra: El Shaarawy è stato vittima di quel che in tanti quotidianamente subiscono, vale a dire un furto d'auto, ma da vittima ora diventa (presunto) carnefice, e finisce sotto inchiesta da parte della Procura della Capitale con l'accusa di lesioni «per aver picchiato il ladro che stava cercando di rubare» la sua Lamborghini Urus, macchina da sogno, primo Suv della storica casa automobilistica: 4.000 di cilindrata, biturbo, raggiunge una velocità di 300 km/h e costa intorno ai 230mila euro. Il ladro, un 35enne cileno peraltro già condannato a fine maggio a un anno e quattro mesi di reclusione per il tentato furto, ha poi sporto denuncia contro il calciaore giallorosso, allegando i referti per le ferite subite: la frattura di una costola e di un piede, con 60 giorni di prognosi. Per questo è stato aperto un fascicolo.

 

 

 

Spieghiamola meglio. Tutto accade il 12 febbraio scorso, quando l'attaccante della Roma- appena tornato a giocare in Italia dopo la parentesi cinese con lo Shanghai Shenhua si ritrova davanti un delinquente che aveva appena rotto il finestrino del suo gioiellino, e trafficava cercando di portarglielo via. E come avrebbe dovuto reagire, El Shaarawy? Far finta di niente e lasciarlo fare, oppure convincerlo con tono gentile a fermarsi per aspettare accanto alla macchina l'arrivo della polizia? Invece no, ha difeso la sua proprietà, affrontando il cileno, magari mollandogli anche uno spintone. Di certo è riuscito a sventare il furto e a bloccarlo, permettendo così ad alcuni agenti in borghese di intervenire per arrestare il lestofante, risultato poi essere un pluripregiudicato già noto alle forze dell'ordine.

Decisiva ai fini dell'incriminazione dell'uomo proprio la testimonianza degli agenti che sono giunti sul posto. Ma il ladro ha poi fornito un'altra versione: mentre cercava di fuggire, qualcuno lo avrebbe fermato con uno sgambetto che gli avrebbe fatto perdere l'equilibrio e cadere a terra, con annessa perdita dei sensi. E, dopo essersi risvegliato, sarebbe stato aggredito da un gruppo di persone, che avrebbe infierito su di lui con percosse violente. E nel gruppetto ci sarebbe stato proprio El Shaarawy. Per questo il giudice ha deciso per la trasmissione degli atti alla Procura, in modo da chiarire le responsabilità di questo (eventuale) pestaggio. Il paradosso è che se la versione dei fatti dovesse essere confermata, El Shaarawy non finirebbe solo sotto processo: potrebbe dover risarcire il malvivente per i danni arrecatigli. D'altro canto, ci sarebbero altri testimoni che giurano di aver invece visto il cileno scagliarsi contro il calciatore e prenderlo a pugni.

 

 

 

Sui social molti già manifestano solidarietà al Faraone. Ma le polemiche stanno montando perché, ancora una volta, a finire indagata è la persona che si difende. In questo senso, torna in mente un altro episodio accaduto pochi giorni fa sempre a Roma, dove un uomo che brandiva un coltello nei pressi della stazione Termini è stato fermato dalla polizia con un colpo di pistola: ferito all'altezza dell'inguine il 44enne, irregolare di nazionalità ghanese, era stato trasportato in ospedale al Policlinico Umberto I in codice rosso, poi operato e subito fuori pericolo. E il poliziotto che ha sparato e fermato il malvivente, difendendo sé stesso e i colleghi e anche i passanti da un'eventuale azione violenta dell'uomo, è stato indagato «come atto dovuto». 

 

 

 

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