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Roberto Speranza e Giuseppe Conte, i parenti delle vittime del Covid portano l'ex governo in tribunale: "Chiesti 100 milioni"

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I nodi vengono al pettine e per Giuseppe Conte e Roberto Speranza potrebbero arrivare guai. L'accusa, ben 2099 pagine, arriva dai familiari delle vittime del coronavirus. Il faldone, contenente numeri, documenti, ricostruzioni, inchieste giornalistiche e indagini legali, sarà presentato dagli avvocati dell’azione civile stamattina 8 luglio al Tribunale Civile di Roma. Si tratta di 70 nuclei, tra parenti delle vittime della prima/seconda/terza ondata, che si sono affidati al pool di legali guidati da Consuelo Locati. L'obiettivo è quello di ricevere dal governo il riconoscimento di un danno subìto che ammonta a 100 milioni di euro.

 

 

 

All'interno delle pagine tre sezioni: le accuse contro il governo (Conte II) e il ministero della Salute, quelle contro la Regione Lombardia e le cronache di come le vittime sono cadute nelle valli tra Bergamo e Brescia. I legali accusano - come riporta Il Giornale - le istituzioni di "atti omissivi o commissivi in violazione di legge e disposizioni normative nazionali e sovranazionali". In particolare nel mirino ci finiscono l'ex presidente del Consiglio e il titolare del dicastero della Salute. Tra le motivazioni il mancato aggiornamento del piano pandemico e la decisione di non applicare quello, benché obsoleto, del 2006.

 

 

E ancora, l’invio di autovalutazioni all’Oms "non corrispondenti" allla preparazione del Paese. Terzo: una "comunicazione del rischio" ai cittadini "non conforme" alle linee guida dell’Oms. Quarto: l’aver redatto un piano segreto "in fretta e furia", quando ormai il virus mieteva vittime. Quinto: la mancata sorveglianza che avrebbe permesso di trovare il Covid prima di febbraio 2020. "Tutto quello che il nostro Paese avrebbe dovuto avere e che è alla base della preparazione in vista di una pandemia, in realtà non l’aveva", sono le parole di indignazione degli avvocati che ora si batteranno per gli interessi dei cittadini calpestati dal governo precedente. 

 

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