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Massimo Casanova, l'europarlamentare della Lega dopo il decreto di sequestro del suo Papeete: "Sono sereno"

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Massimo Casanova, proprietario del Papeete ed europarlamentare della Lega, si dice "sereno" dopo il decreto di sequestro per complessivi 550mila euro circa, emesso a Ravenna dal Gip Corrado Schiaretti, su richiesta della Procura, nei confronti della Papeete Srl e della Villapapeete srl, all'interno di una indagine per frode fiscale. "Ribadisco quanto ho già avuto modo, mio malgrado, di dichiarare: io e mia sorella, legale rappresentante delle attività, siamo assolutamente sereni. E mi stupiscono sempre negativamente le accuse di chi attacca artatamente la mia persona e le mie aziende con leggerezza, superficialità e spesso ferocia. Accuse, queste, tutte destituite di fondamento", afferma l'europarlamentare del Carroccio.

 

 

 

"Basterebbe - spiega Casanova - conoscermi per comprendere perfettamente quale sia il mio modo di agire e di operare, nella mia vita privata, professionale e, più recentemente, politica. Possiedo le aziende probabilmente più controllate d'Italia, oggi più di ieri. E sono sempre state condotte con integrità, serietà, correttezza, nel rispetto della legge. Solo un furfante sciocco potrebbe agire diversamente, ed io ho troppo rispetto per la mia persona, per la mia intelligenza, per la mia rettitudine. Rigetto e rispedisco al mittente, pertanto, tutte le strumentalizzazioni che stanno infangando la mia persona e la mia famiglia, realtà che da oltre mezzo secolo lavora con serietà sul territorio, provocandole un danno d'immagine inestimabile e ferite difficilmente rimarginabili, anche laddove la situazione sarà chiarita, eventualità che mi auguro si concretizzi al più presto", afferma fiducioso.

 

 

"Come spesso accade in questo Paese, si confonde consapevolmente un'ipotesi d'accusa con una sentenza di condanna - rileva il leghista -  e cosa ancor più deleteria, lo si fa a cuor leggero in un momento di massima operatività e delicatezza per la vita di tutte le partite iva italiane. Dalla lettura delle notizie di stampa, riportanti precisamente il testo del decreto di sequestro, un dato non emerge: quali e quante sarebbero le somme asseritamente sottratte al fisco, e tale dato non emerge perché non è stato sottratto alcunché. Le fatture che si assume essere false sono state, invece, regolarmente pagate, così come sono state regolarmente corrisposte, l'IVA regolarmente puntualmente versata, i contributi dei dipendenti regolarmente pagati, con strumenti bancari facilmente tracciabili. Eppure, nonostante queste indiscusse realtà, si continua a procedere con sequestri a tappeto con una tempistica che lascia l'amaro in bocca, senza che agli indagati sia stata data ancora la possibilità di difendersi nelle sedi opportune. Quando poi, nei luoghi deputati sarà finalmente possibile fare chiarezza e avere giustizia, sarà troppo tardi. Sono di queste ore le svariate minacce, anche di morte, che ci pervengono, a me, alla mia famiglia, al mio gruppo di lavoro. Mi spiace ribadirlo ma viviamo in un Paese in cui è davvero difficile per un imprenditore fare impresa", conclude Casanova.

 

 

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