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Luca Morisi, "un ricatto". Nuovo filone sugli escort, conferme dalla Procura: la pista del complotto

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La droga dello stupro non era di Luca Morisi, ma era stata portata dai due escort rumeni. Così l'indagine di spaccio di droga va verso l'archiviazione. Ora "indaghiamo per verificare eventuali ricatti che possa aver subito" l'ex responsabile della comunicazione social di Matteo Salvini. A dirlo è il procuratore capo di Verona Angelo Barbaglio. Troppi infatti i punti oscuri sulla vicenda. Oltre alle contraddizioni dell’escort Petre R., che ha dichiarato di essersi sentito male nella cascina di Morisi a Belfiore, ma poi ha chiamato i carabinieri e non un’ambulanza, c'è anche il giallo del "furto". L'escort ha telefonato ai militari dicendo di essere stato vittima di un furto e non di sentirsi poco bene. Non solo, altro interrogativo è perché la chiamata ai carabinieri non sia stata annotata a verbale

 

 

 

Tra le ipotesi degli inquirenti quella che i due escort, di fronte al rifiuto di guru dei social di corrispondere una cifra più alta rispetto a quella pattuita per le prestazioni sessuali, abbiano provato a ricattarlo minacciando di chiamare i carabinieri incolpandolo di aver ceduto loro la droga. Eppure le chat fanno emergere un'altra verità. Nella conversazione tra Morisi e uno dei due escort sull'app per incontri si legge chiaramente: "Ti portiamo G. Tu cosa usi?", chiede uno dei due a Morisi prima della serata.

 

 

"Oggi c", risponde Morisi. Un'ammissione che fa pensare che sarà l'escort a essere indagato e chiarire i troppi punti oscuri della vicenda. Al momento sembra che, nonostante la collaborazione di Morisi e del suo legale, l’interrogatorio dell'indagato potrebbe anche essere ritenuto superfluo. Le prove contro gli escort ci sono tutte. Insomma, per la Lega tanto rumore per nulla. 

 

 

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