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Gianfranco Fini, respinta la richiesta di stralcio: la magistratura blocca il ritorno in tv e politica

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I giudici del tribunale di Roma hanno deciso di respingere la richiesta di stralcio avanzata dal legale di Gianfranco Fini. La difesa voleva accorciare i tempi del processo per riciclaggio (partito nel 2018) che ruota attorno alla famigerata casa di Montecarlo e che vede fra gli imputati l’ex presidente della Camera, la sua compagna Elisabetta Tulliani, il suocero Sergio, il cognato Giancarlo e l’imprenditore Francesco Corallo.

 

 

Fini voleva accelerare i tempi per poter tornare attivamente a occuparsi di politica: nessuna intenzione di candidarsi, però l’ex presidente della Camera veniva descritto come desideroso di uscire dall’ombra, tornare a parlare in televisione e a commentare l’attualità politica, a partire dalla partita del Quirinale. “Questo è uno dei pochi casi in cui la difesa vuole accorciare i tempi senza beneficiare dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato”, aveva spiegato l’avvocato Michele Sarno che, insieme al collega Francesco Caroleo Grimaldi, aveva già depositato una memoria difensiva del suo assistito in cui sono ripercorse tutte le tappe della vicenda in cui l’ex ministro degli Esteri è coinvolto.

 

 

In pratica Fini è “ostaggio” della magistratura, con il tribunale di Roma che ha respinto la richiesta di stralciare la sua posizione. Al centro della vicenda c’è sempre la casa di Montecarlo, lasciata in eredità ad An dalla contessa Annamaria Colleoni e acquistata - secondo l’accusa - da Giancarlo Tulliani tramite società offshore con i soldi dell’imprenditore Francesco Corallo.

 

 

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