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Referendum giustizia, Vittorio Feltri? Il vero rischio è che gli italiani vadano al mare

Vittorio Feltri
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È da quando sono al mondo, e specifico di avere l'età del dattero, che sento blaterare di semplificazione, velocizzazione, sburocratizzazione, eppure le classi politiche che si sono succedute alla guida del nostro amato e disastrato Paese tutto hanno compiuto meno che questo.
Esse semmai sono state campionesse nell'opera di complicarci l'esistenza fino al punto di rendercela impossibile. Se c'è qualcosa che poco poco risulta facile o incredibilmente funziona, ecco che ci pensa la politica a farla difficile. E alcune di queste cose sono senza dubbio i quesiti referendari, scritti abilmente con i piedi. La loro peculiarità è di essere ogni volta assolutamente inaccessibili ad individui con quozienti intellettivi sopra la media. Per comprenderli servirebbe un corso di laurea apposito, anzi sarebbe utile una specializzazione in "Interpretazione dei referendum formulati ad minchiam da politici che ignorano persino di cosa stiano parlando (oltre che il congiuntivo)".

 

 

 

INDICAZIONI CRIPTICHE - Mi è capitato negli ultimi giorni di incappare, guardando la tv, nello spazio pubblicitario che illustra le modalità di voto nonché le domande poste in occasione del prossimo referendum, ormai alle porte, dal momento che avrà luogo il 12 giugno, e devo ammettere di avere provato un senso di confusione e addirittura di smarrimento che immagino abbiano provato come me milioni di persone. La prima volta ho seguito lo spot da cima a fondo e mi sono ripromesso che la volta successiva sarei stato pronto con carta e penna allo scopo di prendere appunti. E, in effetti, così ho fatto, tuttavia, anche in questo caso, non ci ho capito un fico secco, arduo stare dietro a quel fiume di interrogativi. Occorre il libretto delle istruzioni da mettere nel taschino prima di recarsi al seggio. Mi ha consolato la circostanza che pure gli altri commensali non avessero inteso un bel niente. Qualcuno, infastidito, con un gesto definitivo ha spento la televisione.
È pacifico soltanto che il referendum verterà su questioni di giustizia.

Agevole prevedere le urne deserte, almeno come il Sahara. Gli abitanti della penisola non conoscono le materie sulle quali sono chiamati ad esprimersi e a quelli che pure le conoscono per formazione giuridica non è scontato che interessi l'esito della votazione, anzi è probabile che non gliene freghi nulla. I cittadini sono in altre faccende affaccendati, hanno altre preoccupazioni per la testa, bollette sempre più salate da pagare, lo spettro perenne di una guerra alla quale ci stiamo tragicamente abituando, le minacce di Putin di tapparci i condotti del gas, cosa diavolo volete che importi loro della riforma del Csm per l'abrogazione delle norme in materia di elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura e bla bla bla? Ancora meno gli italiani si appassionano alle competenze dei membri laici nei Consigli giudiziari, anzi neppure sanno cosa siano i Consigli giudiziari. Il referendum del 12 giugno chiede altresì di scegliere in materia di separazione delle funzioni dei magistrati con la richiesta di abrogazione delle norme, attualmente in vigore, che consentono il passaggio dei magistrati dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa.
Il quinto quesito riguarda la limitazione delle misure cautelari, che oggi possono essere motivate tra l'altro dal pericolo che l'indagato reiteri il reato. Qualora prevalessero i sì, verrebbe abrogata proprio la motivazione della possibile reiterazione del reato. Insomma, un bel casino, dai. Più che un referendum mi pare un quarto grado.


IMPREPARAZIONE - Ci spiegano e chiariscono come si vota, sì, ma nemmeno un'anima pia e munita di un minimo di buonsenso ci spiega e chiarisce le materie in oggetto. Persino gli addetti ai lavori sembrano vergognosamente impreparati. Non ci stupiamo dunque se gli italiani preferiranno andarsene al mare mandandoci tutti beatamente a fanculo. Amen.

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