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Niccolò Ghedini, "ma Ilda Boccassini no". Spifferata pesantissima dalla Procura

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C'è qualcuno, in Procura a Milano, che piange commosso la scomparsa di Niccolò Ghedini, lo storico avvocato di Silvio Berlusconi morto per le complicazioni legate a una forma di leucemia a 62 anni, due giorni fa,e protagonista di tante battaglie in aula contro il pool di magistrati milanese. E' Antonio Sangermano, il pm dei processi Ruby 1 e Bis, l'inchiesta che dal punto di vista mediatico ha forse più segnato la vicenda giudiziaria dell'ex premier. "Era un grandissimo signore, con una rara competenza", spiega la toga al Corriere della Sera, destando un certo stupore. "La morte pacifica. Ma lo penso veramente: aveva una fulgida ironia. Era austero, glaciale, eppure aveva una forte umanità. Percepivo un profondo affetto di Ghedini per Berlusconi".

 

 

 

 

Sangermano riconosce la grande correttezza di Ghedini e del suo maestro Piero Longo: il dibattimento Ruby, così tanto esposto ai riflettori e ai pettegolezzi, "conteneva molte tensioni, sia per l'ipotesi accusatoria, sia perché era il momento della guerra di Berlusconi con la magistratura. Ma tra noi c'è stata, sin dall'inizio, reciproca stima ed enorme cortesia". Uno scontro durissimo, senza esclusione di colpi. Ma mai sotto la cintura, sottolinea Sangermano.

 

 

 

 

Anche perché Ghedini "era corretto, rigoroso, sempre con la battuta pronta. Grandissima professionalità e cortesia. Tanto è vero che poi andavamo a prendere il caffè". L'intervistatrice salta sulla sedia e il magistrato precisa: "Sì. Ilda Boccassini non veniva (sorride, ndr )". E con Ghedini, assicura, "avevamo un'alleanza: avendo entrambi abitudini monacali facevamo in modo di non far slittare oltre le 13 la pausa. Avvocati e pm non sono nemici, ma titolari di ruoli distinti, io gli avvocati li frequento, ma solo in Tribunale, non nelle conventicole dei potenti".

 

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